Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/470

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464 nota sulla grafia


a) livellato il raddoppiamento della z nella desinenza -eza (nei codd. in leggiera prevalenza su -ezza), e anche nella seguente categoria di parole, ove prevale la scempia: adrizi, arazi, facenduze, Giannozo, mezano, pazo, penseruzi, stiza, vezo, ecc.

b) livellato il raddoppiamento del c interno nella serie: richezza, ochi, spechio, vechio, e del g interno nella serie: vegho, veghiare, fugha, correghano, raghiare. Gli esempi numerosi nei codd. di simili parole mostrano scempiamento e raddoppiamento su per giù in quantità uguali.

c) livellato il doppio g palatale negli esempi: jugiamo, manegiare, magiore, ogi, pigiore, vegiamo. In questa serie prevale di gran lunga la forma con la doppia.

d) raddoppiato il b in 4 casi eccezionali di scempiamento nella forma del condizionale (precisamente conobero, sarebe, viverebono, aggiungerebono), e 1 caso solo nel congiuntivo (abia).

e) raddoppiato il t in adotare (3 esempi accanto a adoptare), in 2 casi di Batista, e 1 caso di gitare, e alcuni casi di tuto.

f) raddoppiato l’s sorda in sesanta (3 esempi), arrosire (1 esempio) nesuno (1 esempio) il d in fredo, e l’m in fiama (1 esempio solo di ciascuno).

g) Per evitare confusione e anche perché è più frequente la doppia, abbiamo livellato i 17 casi in cui la 1ª pers. plur. del perfetto indicativo è trascritta con la scempia: dicemo, potemo, sapemo, toccamo, ecc. (tra questi esempi ben 8 figurano su 2 pp. del lib. III della Famiglia, accanto ad altri con la doppia); e qualche raro caso analogo del condizionale (e. g. saremo, p. 320, 5).

Abbiamo lasciato intatte tutte le altre oscillazioni di consonanti scempie e doppie; e tra esse soprattutto quelle delle parole composte con prefissi (rimane, cioè, per es. acade accanto a accade, somergere accanto a summergere < submergere)1.

  1. Anticipando l’espressione dei miei debiti verso molti amici e colleglli che andrà fatta a lavoro compiuto (finita cioè la stampa anche del vol. II), non vorrei licenziare questo vol. I senza riconoscere con viva gratitudine quanto esso deve a Carlo Dionisotti, il quale per primo m’indirizzò agli studi albertiani e mi è sempre stato largo del suo aiuto e di preziosi consigli. Sono gratissimo anche a Gianfranco Folena, direttore di questa collana, il quale con la sua ormai ben nota perizia nei problemi linguistici e testuali mi ha aiutato a perfezionare il mio lavoro.