Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. I, 1960 – BEIC 1723036.djvu/93

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libro secondo 87

non tanto per imparare da me, ché stimo già con tua assiduità e studio serai da te non poco dotto, ma dove ancora piaccia essercitarti lo ’ngegno in confutare le mie e persuadere le tue ragioni, loderotti disputando, ove ancora esserciti la memoria recando a mente sentenze, autorità ed essempli, conferendo similitudini, argumenti, quali tu apresso i buoni scrittori arai trovate atte a quello di che noi ragionassimo. E in questo molto mi piacerà séguiti i miei costumi e la volontà tua. E perché vegga quanto a me questo essercitarti meco e per tuo e per mio utile sia grato, ché anche io in risponderti e argomentarti contra non poco mi eserciterò, priegoti, Battista, narra degli amori in che sia il tuo giudicio contrario dal mio. E acciò che la disputazione nostra sia più chiara, io così statuisco quello delle vere amicizie essere il più fermo che gli altri e il più possente amore. Tu ora ferma contro a me la tua qual sia opinione, e non peritare, imperoché per conferire sempre fu licito difendere qualunque opinione per falsa ch’ella fusse. Non adunque temere tanto parere baldanzoso che tu a me ti porga troppo timido.

Battista. Adunque, poiché tu così mi concedi licenza, Lionardo, ardirò contrapormiti; e pure non vorrei pel dir mio più che per costumi mi riputassi però men continente che modesto.

Lionardo. A me in questo tuo così nel viso alquanto arrossire, e in questo tuo fratemere delle parole, meco pare presentire ove tu voglia scoprirmiti avversario. Ma segui. Io non potrò riputare se non continentissimo te, el quale io vegga nel ragionare moderato e onesto. Segui.

Battista. Pure ardirò, Lionardo. Oh! se io dicessi cosa da voi dottissimi non lodata, dirolla non tanto perché a me paia dire il vero, quanto per essercitarmi. E se io ti paressi in quello errore, in quale forse dirai essere gl’innamorati, stimo arei da molte parti onde io potessi teco scusarmi, e assai con ragione purgherei quello quale tu forse riputassi errore. La qual cosa credo sarebbe a me licito affermare fusse forza e legge non in tutto degna d’odio e biasimo, ma più