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88 i libri della famiglia

tosto da essa divina natura imposta a qualunque animante nato a produrre di sé stessi e ampliare sua stirpe, già che noi veggiamo gli animali bruti in prima, i quali da una ultima e infima parte sentono in sé le forze d’amore, tutti seguono quello così fatto apetito naturale, veemente certo e di tanta possanza che, abandonata quasi ogni altra grata a loro e necessaria cosa, solo per adempiere quanto la natura ad amare gli stimola, sofferano fame e sete, caldo e freddo, e ogni fatica; dimenticano i propri covili, non si ricordano d’alcuna di quelle altre loro voluttà, alle quali sciolti e liberi d’amore solo paiono nati e aggiudicati. E più, cosa certo degna d’ammirazione, quanto veggiamo che fra loro stessi incesi d’amore, per essere i primi amati con ogni forza e ferocità contendono. E se questo manifesto appare in ogni animale bruto e insensato, che tanto in loro può una sola espettazione di diletto qual segue d’un vile disiderio amatorio, quanto viepiù sarà gagliardo l’amore e armato a ferire e convincere gli animi umani, e in prima i giovanili poco fermi e manco robusti a rafrenare e fermare sé stessi con ragione e consiglio, e poco maturi a contenersi nella importunità e molestia de’ naturali appetiti. Non credo a noi giovani sia licito ostare all’amore, né forse biasimo seguirlo.

Alcibiade, uomo apresso gli antichi e oggi in tutte le storie famosissimo e celebratissimo, tutto avea datosi allo amare, e nel suo scudo militando portava dipinto, non qual solevano i suoi antichi, ma nuova insegna, Cupidine e sua faretra e arco. Crisippo, dottissimo filosofo, in Atene consacrò l’immagine dello Amore, e collocolla in quel santissimo seggio, unico quasi nido di tutti i filosafi, dove si nutrirono e crebbono tutte le buone e santissime arti e discipline a bene e onesto vivere, luogo chiamato Accademia. El quale uomo, certo prudentissimo, se lo amore fusse cosa degna di vituperio, non arebbe in sì religiosissimo luogo posto quella statua, quasi fermo e pubblico testimonio e segno dell’error suo. Essendo bene errore, qual uomo per freddo e insensato che fusse potrebbe non assentire ai molti diletti, co’ quali amore lietis-