Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/129

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libro primo 123

non con quella opinione qual biasimava Aristones filosofo in noi mortali, e meravigliavasi donde fusse che gli uomini si dessono a intendere d’esser beati più dalle cose superflue che dalle necessarie. E molto gioverà in noi statuire che le cose buone e necessarie sono e poche e facili, dove, contro, le non necessarie sono molte e fallaci e fragili e difficili e raro oneste. Quale, se ben fussero da pregiarle, dobbiamo riconoscere in noi quello che ne ammonia Pittagora, che cosa niuna fuori di noi si truovi nostra; e non che nostra, ma né volle la natura noi omicciuoli esser d’altro che di noi stessi custodi, quando di tante sue cose la natura solo a noi lasciò un picciolo uso d’una minima parte. E quando ben fussero ottime e nostre, riconosciamoci mortali ed assiduo penderci da molti vari casi sopra capo e non lungi la morte. E se bene vivessimo gli anni di Nestore o di qualvuoi altro che più visse, ricordianci assidui, come disse Manilio quel poeta:

...labor ingenium miseris dedit et sua quemque
advigilare <sibi> iussit fortuna premendo.

E certo, come disse Crisippo, troverrai niuno infra e’ mortali a cui non spesso occorrano cose da dolorarlo.

Adunque pensaremo che ogni volubilità della fortuna possa in noi di dì in dì quel ch’ella suole in tutti gli altri mortali. Ma in questo pensiero non però ci attristeremo quasi come tuttora aspettassimo qualche ruina in nostre fortune e cose. Né ancora solliciteremo noi stessi a curare ogni minimo movimento de’ tempi e delle cose, perché, come scrisse Augusto principe ad Liviam questo sarebbe un perpetuo estuare coll’animo e un quasi straccare sé stesso. Ma ben ci prepareremo e offirmerenci coll’animo a sopportare senza contumacia ciò che possa avvenire. E se pur cosa verrà contro tua volontà, prepàrati che non venga contro a tua opinione. Stima che in te potranno le avversità quanto poterono in ciascuno degli altri uomini. Con questo premeditare che tu se’ mortale e che ogni duro caso può avvenirti, asseguiremo quel che molto si loda presso de’ prudenti, quali ne ricordano: diamo opera ch’e’ tempi passati e questi presenti giovino a que’ che ancor non vennero, e ricordianci che ne’ tempi della seconda