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124 profugiorum ab ærumna

fortuna prepariamo e’ rimedi contro l’avversità. Così noi in questa tranquillità d’animo assettianci a un curare poco e a un quasi dimenticarci le ingiurie della fortuna prima che ne offendano. E interverracci simile a quel Bion filosofo, qual morendo si gloriava mai avere in sua vita sofferto cose contro a sua voglia. E così addestrati col tempo impreenderemo non dedicarci a stimare e amare le cose più che a loro si convenga.

Modera la oppinione e iudizio, tempererai gli affetti e’ moti dell’animo. Temperato l’amore, si spegne la volontà. Estinta la volontà, non desidererai; non desiderando, non ti duole el non avere o avere quello che tu nulla stimi. Dicono: ama la patria, ama e’ tuoi sì in far loro bene quanto e’ vogliano. Ma e’ dicono ancora che la patria dell’uomo si è tutto el mondo, e che ’l savio, in qualunque luogo sarà constituto, farà quel luogo suo; non fuggirà la sua patria, ma addotterassene un’altra, e quivi arà bene assai dove e’ non abbia male, e fuggirà sempre essere a sé stessi molesto. E lodano quel detto antiquo di quel Teucer, uomo prudentissimo tanto nominato, qual dicea che la patria sua era dov’egli bene assedesse. E sono miei quegli pe’ quali io viva contento e quieto coll’animo; quelli vero pe’ quali io viva discontento e perturbato, sono non miei, ma più tosto alieni e da connumera’gli fra’ nostri nimici. Aggiugni a queste che per escludere da noi ogni gravezza d’animo, molto s’acconfarà fuggire que’ luoghi, quelle cose, quelle persone, quali siano atte a importarci molestia e perturbazione.

Fra la moltitudine puoi né stare né andare che tu non sia urteggiato. Sentenza di Crasso oratore: le volontà di colui non esser libere, quale sia osservato da molti. La solitudine sempre fu amica della quiete; e questo vero quando la sia non oziosa. L’ozio, — chi dubita? — nutrisce ogni vizio; e nulla più perturba che ’l vizio. Dicea Ovidio:

et capiunt vitium, ni moveantur, aquae.

Molto più l’animo, nato a mobilità e varietà, più che ogni onda. Sarà adunque la solitudine con qualche essercizio, de’ quali più giù diremo. E poiché tante cose aduniamo e facciamo e ordiniamo