Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/225

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LIBRO II



Levati adonque da desinare, tornammo a sedere a’ luoghi nostri presso al foco secondo l’ordine di sopra. Ivi ancora simile come a tavola fra noi sequimmo dicendo e rispondendo a uno e un altro motteggiamento con molta iocundità e festività. Stati così alquanto, Paulo si volge a me, e con quella sua modestia riposata porse la mano e disse: — Or sì, Battista, noi aspettavamo il resto de’ ragionamenti tuoi. E questo richiederli ti sia demostrato di quello che noi stimiamo e confessiamo esser in te. E qual sia questo nostro iudizio non accade profferirlo in tua presenza. Tanto basti: se noi non li reputassimo ragionamenti degni, utili, atti a por l’omo in tanta eccellenza che meriti esser pregiato, reverito e amato, noi non ti daremmo questa fatica. Ma so che tu non la negherai a questi giovani, quali ti sono grati quanto figlioli, e anche a noi, a’ quali insieme con loro i ricordi tuoi saranno utili e piaceno. Sequita.

Battista. E’ ragionamenti delle cose degne sono per sé utili e piaceno di sua natura a chi gli ode, ma più molto dilettano a que’ che sono nati per esser omini prestantissimi e rari, come io spero saranno costoro, e molto me ne rallegro. Questo per molti altri loro ottimi costumi, pe’ quali e’ mi sono cari quanto la vita mia, e massime perché qui li vedo attentissimi; e spero come e’ sono parati a intender da me il ben loro, così essi da sé saranno operosissimi in vendicarselo. Da te, Paulo, e da te, Niccolò, omini prudenti, voglio io questa licenza, che senza repetere altri princìpi, senza prefinire altro ordine a questa materia, io, come feci sino a qui, referisca solo quanto di cosa in cosa mi verrà in mente atto a questo ch’io proposi. Non è qui il proposito