25Nostri concetti in noi non han fermezza;
nostre letizie brevi, rare e false;
nostri diletti mai son senza asprezza.
Troppo felice se mai alcun valse
vincer sé stesso o ben reggersi amando! 30Costui su in cielo fra que’ divi salse.
Io meschina pur seguo aspreggiando
me e chi m’ama, né so ch’io mi voglia:
amo ed ho in odio, e me vivo onteggiando.
I’ resto mai di rinovar mie doglia: 35io dubiosa sempre stimo el peggio:
io fuggo ciò che dal mio mal mi stoglia.
Che furia è questa, se io stessa eleggio
quel che né so né in me posso soffrire?
Tutto conosco, e nel mio mal mi reggio. 40Aimè! aimè! E che giova garrire
pur a me stessi, e pur qui tormentarmi?
Breve rimedio può el mio mal finire:
non dispettare a chi me ama, e darmi
lieta e ioconda a quanto Amor m’accede, 45né fuggir cosa qual s’adatti aitarmi.
Che poss’io altro che amore e fede?
Stolta me, troppo stolta! E che poss’io
cosa aspettar maggior qual mio duol chiede?
Costui me pregia, e sono a lui suo idio: 50questo me serve troppo, e io, doh, il strazio. 50
Mie colpa, adonque, piango l’error mio.
Iniurio, e mai di vendicar mi sazio;
duoimi se fugge mie stranezze e gare,
ove a seguirmi do mai lieto spazio. 55Non vorrei sanza amor vita, ed amare 55
quanto te amo, Archilago, mi duole:
duoimi esser vinta e convenir certare.
S’Archilago men ama or che non suole,
e chi n’è altri ch’io cagion? Per tanto, 60stolta chi altri cerca ed ha ciò che vuole. 60