Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/231

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libro secondo 225

iudicio dalla dovuta rettitudine, e le perturbazioni escludeno la ragione. Di questi sorgono vizi al tutto contrari alla prudenza. Massimo inimico della prudenza la falsa opinione, e molto piggiore avversario sarà la iattanza pervicace di chi gli pare intendere quanto bisogna cose che non intende, e stima il iudizio suo sopra tutti gli altri, e per questo ostinato vuole con troppa veemenza quello che l’opinione sua gli persuade esser buono a sé. El savio non si lascia sudducere dalla opinione o vincere di essistimazione inconsiderata, ma discerne le cose da’ suoi princìpi distinguendo e riconoscendo le parti loro, e iudica componendo le cause co’ loro effetti, ed elegge con disquisizione ben digesta e con ragione quello che sia ottimo. E vengono da questa falsa opinione, come altri molti vizi, così ancora le suspizioni, onde alcuni iudicano prudenza pensare e ripensare a cose spesso molto vili e al tutto inette. Sarà certo meglio pensare a nulla, che assuefarsi trattare in sé cose vili e vane.

Bene adunque amoniscono e’ dotti che ne’ pensier tuoi tu in prima escluda la opinione, sequiti la ragione, freni l’appetito. La ragione per sua natura sempre provoca l’animo a cose ottime e lodatissime, e modera le voglie, e ritien che tu non cerchi le cose senza buon modo e molta circunspezione. Per escludere da sé l’opinione e sicurarsi da tutte le sue decezioni, convien che tu abbi gran riguardo a non far stima de’ piaceri e dispiaceri tuoi più che che la cosa in sé meriti. Lodasi quel prudente omo qual dicea: «Io reputo che gli omini siano animali atti ad errare e verso di sé e verso degli altri; ma stimo e’ loro errori fatti verso di me non più che si richiegga la natura delle cose, e oppongo all’impeto delle iniurie e della fortuna ne’ miei pensieri la buona fiducia di me stessi, a cui nulla può esser tolto di quelle cose ch’io curo, e alle perturbazioni che mi si presentano, meco me stessi confermo con la ragione repetendo che a me non può mancare cose ch’io cerchi». E certo, figliuoli, egli è così: l’uomo buono, costumato, dotto, qual nulla desidera altro che dottrina e solo ama la virtù, si sente sì pieno degli ornamenti suoi, sì parato con quello che non gli può esser vietato ad acquistar buon nome e fama, che non li bisogna o temere o cercare altronde cosa alcuna estrinseca