Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/232

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226 de iciarchia

per adempiere le voglie e voluttà sue. Molti omini diventorono scellerati e iniquissimi, e molti, contro, perché gli pesava la fatica e tediava la perseveranza nel prodursi a più virtù, intermisero l’opere virili e gloriose, e così l’uno e l’altro di costoro rimase misero e infelicissimo. Prossime, ne’ ragionamenti quali tu arai teco pensando e deliberando le cose, bisogna che tu preponga a te qualche non verisimile, ma certa e indubitata ragione e vero principio, onde tu discerna senza alcuna dubitazione le successioni di quel che investigando si dimostri atto e parato a pervenire. Saravvi per questo ne’ successi felici ed espettati doppia voluttà: ciò sarà avere quello che vi satisfaccia e ottenere quello che voi provedesti. E ne’ successi non grati vi sarà meno molesto quello che voi stimasti e in parte vi preparasti a sofferirlo. Fare ch’e’ casi non seguano, non è in nostra podestà; ma che e’ non vengano per nostro errore e negligenza, possiamo noi, e dobbiamo con maturo consiglio provedervi. La oppinione sempre fu ambigua, inconstante, inferma. La ragione sequita la verità, qual mai serà se non unica, perpetua e immortale. Adonque, se nel disputar con teco toccare’ qualche argumento nel quale sia da dubitare se questo sia o vero o buono, come forse ti può parere, non accedere; guarda. Niuna cosa può esser buona se non quanto ella sia onesta, né utile se non quanto ella sia buona a qualche cosa di sua natura buona. E se in parte alcuna benché minima ella ti sentirà d’iniuria o disonestà, fuggila, e al tutto abdica da te ogni speranza di celare e occultare le cose malfatte. L’omo grave, circunspetto, dato alla virtù, ornato di buon costumi, mai fra’ pensieri suoi accetterà deliberazione alcuna quale e’ recusasse esporla e palesarla a tutti e’ suoi amici e nimici. E così noi che instituimmo esser simile a loro, esplicaremo a noi stessi e’ pensieri nostri non con altra mente che se tutti e’ nostri amici e nimici in presenza ci vedessero.

Ultimo, constituito in questa causa el fine onesto, atto a noi e da volerlo, bisogna provedere che ordine e modo si condica a pervenirvi. El modo in gran parte s’adatta dalle occasioni de’ tempi, dalle condizioni de’ luoghi e delle persone. A questo bisogna ossecundare, più tosto che cercar di commutarle. Ma vo-