Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/249

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libro secondo 243

mai si stimasse quanto la onestà. La onestà dobbiamo amarla, l’utile non lo perdere; alla necessità mal si può non ottemperarli. Qual siano le cose necessarie, le dimostra la ragione del vivere. Non troverrete che alcuna cosa sia necessaria qual non sia utile a quel suo fine; e quel fine, qual non abbia in sé onestà, non può essere all’omo prudente mai utile o da volerlo. Chi per cupidità d’imparare quello che non sa, abandonasse il padre e gli altri suoi impotenti e destituti, sarebbe impio, inumano. L’omo nacque per essere utile all’omo. E tante arte fra gli omini a che sono? Solo per servire agli omini. E biasimarebbono e’ savi chi ponesse nelle cose poco necessarie e molto faticose tempo, studio e assiduità, come chi con assidua meditazione e lunghe vigilie, ostinato al tutto e pervicace, volesse intendere certi tardissimi moti del cielo non ancora ben conosciuti, o volesse pure esplicare con certo numero la vera quadratura del circulo. E molto più biasimerebbero chi ponesse ogni opera e industria in cose non certe e di sua natura a’ mortali non concesse, come sono quelli che stimano e cercano potere trasmutare e’ metalli ad altra più depurata e dissimile sustanza. E nelle voglie benché possibili e ancora utili e ancora oneste, ripreenderebbono chi con troppo ardente fervore quasi le volesse precipitare, più che con debito modo condurle a fine. Chi prima con riguardo, qual debba el prudente omo, principiò le cose, costui facile colla diligenza e col perseverare le conducerà a buon fine. Ma come bisogna che ogni nostra operazione s’intrapreenda con circunspezione e senza temerità, e conducasi con attenzione e ordinato successo, senza negligenza, così conviene che alle faccende nostre la ragione moderi e’ grandi impeti delle voglie nostre. Ma non però lodarò chi nelle cose sarà più rattenuto e timoroso che non li bisogni. Le cose principiate con ragione si vogliono condurre con prontezza, e finirle con fermezza d’animo e virilità. Circa le private nostre operazioni forse pensandovi mi soverrebbe ancora materia onde io più a pieno mi satisfarei. E posso credere che voi aspettavi da me, in quello ch’io recitai, ordine più accurato. Ma dicendo pareva a me che le cose quali m’occorreano fussero per sé sì degne ch’elle dovessero in qualunque modo dette assai piacervi. Se così è, sta bene.