Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/292

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286 de iciarchia

dere fra loro concordia; e pare a loro più degno in ogni causa esservi come iudicatore che esservi come parte, e meglio conservarsi dignità che imporsi nuova sollecitudine. Gli altri affermano che l’omo virile nato per esser utile a molti, in tutti e’ modi debba obsistere alle iniustizie e darsi defensore a chi sia, massime de’ suoi, con iniuria oppresso: prima questo per non parere che gli diletti starsi quasi come a uno spettaculo ridendo le miserie altrui, e riputare solo beato sé quando gli altri suoi diventino per quello conflitto loro miseri, dove tanta infelicità doverrebbe, come agli altri buoni, così molto a lui dolere; poi perché l’omo virile, integro, dedicato a magnanimità, sente che l’officio suo aspetta da lui altro che ozio e timidità desidiosa, e richiede che s’adoperi nelle imprese degnissime e pugni per ottenerle e mantenerle. E sono in prima dignissime e sacrosantissime fra’ mortali la iustizia e la verità. E quanto la iniustizia sarà maiore, tanto con più fervore l’omo magnanimo aiuterà e difenderà chi sia offeso, e stimerà la roba sua, el sudore, el sangue, la vita, meno che la onestà. Cosa scellerata non resistere alla disonestà ove tu possa reprimerla. E chi permette in altri la iniustizia, in sé non è iusto. E sarà niuna iniustizia maiore quanto molestare e perturbare la quiete di chi ama e osserva mansuetudine e vive contento della industria e parsimonia sua. Tutte le virtù, figliuoli, pugnano per la mansuetudine, massime la integrità e fortitudine. Apresso di niuno abita la felicità quanto presso a’ buoni e mansueti. Dio ha cura e tutela de’ buoni, favoreggia e’ iusti, aiuta e’ mansueti.

Dissivi, figliuoli, con che ragione e modo possiate diventare primari, onoratissimi e felicissimi omini. Dissivi quale fia l’officio di questo primario e massimo moderator degli altri, quale vi confesso, persino da quella età che questi mie’ capelli eron biondi, persino a questa che ora sono canuti e bianchi, sempre desiderai, sempre quanto in me fu ingegno e attitudine, con ogni studio, fatiche, vigilanza, cercai de essere: non questo tanto per darmivi duttore, quanto per essere in me atto a tanto vostro bene.