Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/375

Da Wikisource.

Né tacere posso né a me il parlare è lecito. In odio mi sono le gru e gli urli e ciascuna voce luttuosa. Ed ècci chi dileggia qualunque dice il vero, tale che meglio forse fia il tacere. Vorrei adatarmi al vero, né molto mi curerei compiacere ad altri o dilettare le orecchie ad altrui. E veggo molti ghiottoni essere in grazia, perché compiacciono e dilettano ad altri. E quegli in prima sono gratissimi che sanno con sue fizioni e dolci narrazioni ingannarti. Pure non posso però tacere, né saprò darti tossico melato, né saprei condurti con varie parole. Adunche forse doverrei tacere. Ma poich’io conosco che in tempo saranno mordaci loro parole e piene di veneno, parmi da non tacere la verità. Se molti saranno persuasori della voluttà facundissimi ed eloquentissimi, e io ragionando della verità ti sia in fastidio, sarà egli da non tacere. Tra chi piglia diletto solo dell’altrui parole, gli caricamento di la:Page:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/375 in corso...