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LIBRO I


Teogenio. Vedo io Microtiro mio? Corro per abbracciarlo, o parte dell’anima mia! E qual cagione o ragione te mosse non ben fermo né assai restituito a sanità solo a piede qui salire tanta e sì difficile via?

Microtiro. Salve, Teogenio. A me questa via fu e breve e facile ove io venni per veder te, quale uno io amo quanto me stesso. E sperai non altrove che qui tanto potere trovare da recrearmi afflitto e già quasi oppresso da’ casi avversi. E subito che da lungi fra queste ombre di questa selva te vidi sì assederti fiso ora pensare ora scrivere, me io senti’ entro al petto mio non so dove dolce molto commovere, e insieme lacrimai per letizia. Né so come per non sturbarti me contenni ch’io non gridassi una e un’altra voce. Ma certo ebbi me in molta parte recreato; discesi e rimanda’ne e’ cavagli per rimanermi teco.

Teogenio. O Microtiro mio, quanto fu sempre da pregiare la dolce amicizia! Cosa rarissima, ricchezza inestimabile un vero amico, poiché oltre alle lode quale e’ dotti gli ascriveno, ancora tu pruovi la presenza di chi tu ami avere in sé forza di restituirne a miglior stato. Ma sediamo, se così ti piace, qui fra questi mirti, luogo non meno delizioso che i vostri teatri e templi amplissimi e suntuosissimi. Qui colonne fabricate dalla natura tante quante tu vedi albori ertissimi. Qui sopra dal sole noi copre ombra lietissima di questi faggi e abeti, e atorno, dovunque te volgi, vedi mille perfettissimi colori di vari fiori intessuti fra el verde splendere in fra l’ombra, e vincere tanto lustro e chiarore dei cielo; e da qualunque parte verso te si muove l’aura, indi senti venire a gratificarti suavissimi odori. E poi la festività di questi quali