Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/73

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libro primo 67

cizia vi porgono questi vostri libri, fra’ quali voi occupati vivete pallidi, estenuati, consumati, poveri e infermicci? Che cercate voi con tante vostre inquietissime fatiche? Volete sapere che si facci in cielo, e dove quella e quell’altra stella s’agiri, e non sapete donde abbiate da pascervi e vestirvi. Cercate immortalità già non in tutto vivi in vita pel vostro troppo ostinato studio. Ma che, potete voi scrivere favola nuova e non prima da molti scritta e promulgata? Restavi cosa più laboriosa ad accatarvi el pane che queste vostre letteruzze?»

Microtiro. Rido la inezia di costui.

Teogenio. E così fa, Microtiro mio, sollèvati dal tuo merore. Così giova ridursi a memoria simili cose ridicule per dimenticarci el dolore sorridendo. Sorrise adunque Genipatro e alquanto fermò gli occhi; poi se raccolse e disse: «Io fui giovane un tempo ricco e in fortuna non dissimile alla tua, o Tichipedo, e posso in questa disputazione iudicare quello quale non puoi tu, a cui l’una e l’altra via non sia nota. Tanto t’affermo, questo stato, in quale voi me vedete debole, solo e povero, molto mi diletta, e in la mia vecchiezza truovo solazzi non pochissimi, né certo minimi. Ramentami avere in me e in altri veduto essempli quasi infiniti onde imparai nulla confidarmi né obligarmi alla fortuna. Conosco la sua instabilità e perfidia, provo che chi con la fortuna vorrà avere niuna trama, niuno commercio, costui da lei nullo potrà ricevere danno. E qual cose può la fortuna altro torci che solo quello quale tu con molto grado accettasti da lei? Che può ella farti danno ritollendoti quello quale tu da lei nulla stimasti? Dotto adunque e per lungo uso seco ben saggio, a me stesso insegnai contenere mia volontà e frenare e’ miei appetiti. E così a me fu licito chiudere ogni addito verso me alla fortuna onde ella possa poi richiedermi el suo e discontentarmi. A questo l’uso delle cose, l’essere stato spesso da lei ingannato, l’avere in ogni cosa notato la sua volubilità e incostanza, fu a me ottimo precettore, quale non può essere apresso se non de’ vecchi e vivuti con lunga industria. E truovo in questa mia vecchiezza non minima utilità, ove molte cose molestissime quali me soleano infestare giovane, ora o sazio o libero nulla meco possono. Refrigerato, spento,