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libro primo 69

nipatro) non per queste sole, ma e per molte altre ragioni nulla pospongo la mia fortuna, o Tichipedo, alla tua. E come pospongo non la mia vecchiezza alla tua gioventù, così prepongo non le tue ricchezze e amplitudine alla mia povertà, non la tua populosa famiglia alla mia solitudine».

Microtiro. Cose maravigliose e degne.

Teogenio. «Non insisto», disse Genipatro, «disputando e’ giovani quanto meno ch’e’ vecchi moderati e continenti, tanto più parati a grandissime e ultime egritudine, e de’ giovani morire numero più quanto si vede che de’ vecchi. E sia quanto tu vuoi forza e consuetudine della gioventù avervi robusti, sofferenti in ogni fatica e disagio possiate la polvere, el sole, e’ ghiazzi, e’ venti, che utilità presterete voi giovani alla patria, alla famiglia vostra? Fugarete, ucciderete, sometterete a servitù con vostre mani e armi uno e un altro inimico. Non però tu, o Tichipedo, avanzerai le vittorie, né asseguirai pari insegne e lode in arme a Luzio Tizio Dentato, quale uno uomo invittissimo, provocato a certare a solo a solo, vinse ferocissimi otto uomini armati inimici, e in giusta e ordinata battaglia spogliò combattendo armati uomini trenta e quattro. Quale uno uomo ancora in espedizioni e pugne numero cento e venti sé ebbe strenuissimo e virilissimo, tale che ricevute ferite gravi non meno che cinque e quaranta, tutte dinanzi in la faccia, nel petto, niuna dirietro, premio di tanta sua virtù ebbe da’ suoi imperadori prigioni ventimilia e altri doni militari; suo nomi: aste pure, torque, armille, grillande d’oro e d’argento; numero: ottanta volte dieci e sette centinara. Ma sia, quanto a te conceda la fortuna e ottima tua natura, in te pari lode e virtù quale fu in Luzio Dentato, siavi ancora agiunta la prodezza di Mallio Capitolino, quello quale solo e grave ferito salvò el capitolio assediato da’ Galli, gente arditissima; e insieme vi sia in te la perseveranza in arme di Marco Sergio, omo invittissimo e per sue bene adoperate forze e arme celebratissimo; ucciderai con tua mano numero de inimici assidui e iratissimi forse quanti ne uccise M. Servilio, omo stato consule, quale, dice Plutarco, combattette con venti e tre armati inimici e atterrogli? Forse quanti ne uccise Aureliano Augusto principe romano, quale scrive Flavio Prisco