Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/220

Da Wikisource.
216 ecatonfilea

e non vi nocerà. E a chi non mancherà con voi darsi diletto, costui, credete a me, non cercherà altronde saziarsi. E ramentivi che uno ago sanza refe non cuce. Così qual sia spasso amoroso sanza amore non giova. E benché forse a uno ago siano due o più crune e seco tiri più fili, non però farà se non un foro, ma ben lega più forte il cucito. Così un animo da molte acceso, più fermo sé stesso lega d’amore a chi sappia farselo suo; e beata colei qual saprà essere prima a godersi quell’uno quale molte altre desiderano. E chi così sa essere prima, costei facile potrà sempre in quello amore essere sola e fortunata. Amate, fanciulle, amate chi voi ama, e state contente del vostro amore, né curate sapere quello che poi vi nuoce saperlo. Fuggite ogni sospetto, ogni sdegno e ogni altiero costume, e fidatevi di chi v’ama e di voi stessi, e stimate quanto amerete, tanto sarete amate, e quanto serberete fede, tanto a voi sarà serbata intera benivolenza e servizio. Né dubitate l’animo dell’uomo molto più che il nostro essere amando fermo e costante. Sono gli uomini, sì, meno che noi sospettosi, perché più prudenti e conoscenti; sono più che noi amando perseveranti, perché meno gareggiosi; non prendono quanto noi ogni cosa ad ingiuria perché di più virile e rilevato animo; non servano perpetuo sdegno, perché di più magnifico e generoso petto, non restano per ogni intoppo seguire sua amorosa impresa, perché di più costante e intera fermezza. Noi femmine, timide, d’ogni cosellina sospettiamo; sospettose d’ogni minimo altrui errore, ci sdegniamo e riputiamolo incomportabile; sdegnose per ogni piccola offesa ci vendichiamo, e vendicandoci mai sappiamo finire o porre modo alle nimicizie e ingiurie nostre, e viviamo con chi noi ama quasi come con uno capitale inimico. Ahimè, figliuole mie! Per Dio, fuggite questi sospetti, quali quanto udite e quanto in alcuna di voi scorgo a me pare proviate; sono dannosi e pestiferi a chi ama. E se pure sospetto alcuno vi s’offerisce, non però subito vi sdegnate, non v’indurate suso, non lo tenete occulto; anzi prestissimo il discoprite a chi v’ama. Sempre fu il sospetto veneno dell’amicizia. E, come diceva il signor mio, pruovasi il sospetto essere non dissimile alla talpa, quale uno animale sotto terra, in oscuro e profondo, in ogni parte per tutto penetrando, commuove e attrita qual sia duro e