Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/265

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de amore 261

nuova vesta, ch’elle trovorono altro disusato abito e mai prima veduta livrea. E tanto loro pare di sue bellezze essere pregiate, quanto sono più che l’altre strane e contraffatte. Non racconto quanti danari ella consumi in frangie, ricami e coprimenti di capo, e simile leggerezze, a quali continuo vegghiano curiose e operose. Agiugni qui che per le sue scale continuo troverai salire e scendere, con sua sportula e fiasconi pieni, vilissime femminelle, o simile genterelle abiette e infame, quale elle sotto spezie di religiosa piatà adoperano in sue altre inoneste trame. E guarda, Paulo, punto non dubitare che cosa qual più che l’altre facci una femmina con assiduità e diligenza, certissimo lo fa mossa da vizio, o per ritrarsi dalla incorsa infamia, o per sodisfare a qualche suo lascivo desiderio; ché ben sai la loro in altre cose instabilità non permetterebbe sì lungo perseverare in cosa alcuna, se qualche duro ivi e continuo cappio non le traesse e in proposito contenesse. Che diremo noi dello ingegno, intelletto e simile laude dello animo, quale sempre adoperano o in commetter rissa e odio fra tutta la famiglia, o in secondare a’ suoi levissimi e lascivi pensieri e instituti? Quantunque in femmina seppi mai scorgere alcuna vera virtù; e certo, se in loro fusse spezie di vero intelletto, ragione o minima discrezione, elle in suoi fatti sarebbono non quanto sono inconsulte e subite a principiarlo, né sì instabile e precipitose correrebbono a rompere e mutare sue prese oppinioni e propositi. Solo odo in femmina dal vulgo laudare la malizia e l’animo fiero e immane in seguire le scellerate imprese. Quale cose reputo l’una non maravigliosa, però che esse da ciascuno altro pensiero vacue, in ozio mai pensano ad altro che in questo quale poi noi riputiamo subito e testé nato consiglio: l’altra a me pare più meriti apresso de’ buoni biasimo e odio che laude. Chi può troppo avere in odio la stoltizia di una ardita femmina, quale in pruova a sé e te adduca estremi pericoli?

Parmi vederti maravigliare che io, quale sempre difesi onore e fama di ciascuna femmina, ora mi sia steso in sì lungo e forse in parte non in tutto atto raccontare a quanto in altre mie lettere fu’ già a scriverti. Ma se tu qui meco arai riconosciute le inezie di ciascuna femmina, e arai a te stessi palese fatto quanto sieno piene