Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/283

Da Wikisource.

istorietta amorosa 279

onde che, essendo il mio male irreparabile, delle mie membra sazierò il crudelissimo fato. Dolce madre, vogliate accordarvi col volere d’essa fortuna, e non cercate di sapere quello che v’abbi a crescere di duolo. E poiché al corpo non potete dare alcuno aiuto, non vogliate aggravare l’anima con maggiore dolore». E dette queste parole con gli occhi abbondanti di lacrime, si voltò dall’altro lato del letto. La madre, vedendo la durezza del figliuolo e pertinacia, con altro modo cominciò a tentare di sapere il fatto suo. «Ippolito, — diss’ella, — che più figliuolo non ti voglio adimandare, già questa risposta non aspettava io da te. Ma poiché di me ti cale sì poco, maladetto sia quanto affanno mai per te sostenni, e il latte che ti nutricò. E poiché ’l morire ti giova per lasciarmi male contenta, da me mai sarai benedetto; e così l’anima tua col corpo vada con la mia maladizione».

A queste parole il valoroso Ippolito, rivolti verso la madre gli suoi occhi: «Madre mia, — diss’egli, — se io credessi che altra persona che voi né in vita né dopo la morte avesse a sapere quello che io vi dirò, certo io mi tacerei. Ma perché spero che voi mi terrete secreto, v’avviso come alla mia salute non è altro riparo, perché se io non veggio Leonora de’ Bardi, la mia vita sarà brevissima». La madre con tutto il caso gli paresse arduo e difficile, pure per confortare il figliuolo disse: «Non dubitare, che io provvederò al tuo fatto in buono modo». E partitasi dal figliuolo incontanente se n’andò ad un monasterio, dove stavano monache, chiamato Monticelli, al cui governo era una abadessa, sorella della madre di Leonora, donna assai benigna e graziosa. E quivi, benché le inimicizie fussino fra’ loro parenti, fu dall’abadessa lietamente ricevuta; dove dopo molti ragionamenti ella aperse il suo cuore all’abadessa, e narrandogli il caso la pregava di consiglio e d’aiuto. L’abadessa, la quale era di natura umile, benigna e grandemente pietosa, con buone parole s’ingegnò di confortare l’affannata madre, e infine disse com’ella deliberava di dare modo alla salute d’Ippolito, e che quanto il suo onore patisse, lui vedrebbe Leonora a suo diletto. Di questo molto si confortò la donna, alla quale l’abadessa disse: «Dite ad Ippolito che si conforti e che attenda a guarire bene, e che domenica sera venga qua da me, che al fatto