Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. III, 1973 – BEIC 1724974.djvu/326

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322 nota sul testo


p.32,26 F1: nel triangolo alla base sarà più ottuso ... p. 33, 28 solo FL (e l’ed. di Basilea) ha: ad basim;
32, 33 l’angolo alla base maggiore (pure P e V). 35, 1 nessun cod. ha ad basim (che figura solo nell’ed. di Basilea).
p. 34, 6 F1: largo, stretto, chiaro, oscuro, luminoso, tenebroso, e ogni simile cosa ... Nessuna fonte latina ha un termine corrispondente a luminoso.

Questi e simili esempi che si citano qui sotto (e altri che si potrebbero moltiplicare) portano alla conclusione che non esiste tra i codici conosciuti una redazione latina corrispondente a quella volgare. Sorge la questione se sia mai esistita, e fino a che punto sia lecito cercare di ricostruirla - il problema insomma, già accennato, dell’uso dell’una o dell’altra redazione come controllo e guida; o meglio, fino a che punto F1, migliore rappresentante della versione volgare, possa e debba determinare gli elementi della edizione critica della redazione latina (il caso inverso è molto meno difficile, perché la tradizione volgare è tanto povera di scelte di varianti ammissibili). Questa ci presenta nei codici e nell’unica stampa una situazione abbastanza complessa che va considerata in sé e indipendentemente dalla redazione volgare.

Possiamo aprire la discussione dei codici della redazione latina riferendoci ad una variante che alcuni anni fa ci parve importante per risolvere il problema della ‘costruzione legittima’ albertiana1. Si tratta delle cinque parole ad alterum lineae caput perpendicularem (p. 39, 25) che figurano non solo nei codd. R e RL (come allora si accennò) ma anche in FL Lu OL2 e V1 . Non si trovano in altri manoscritti né nella ed. di Basilea, e non hanno riscontro nella versione volgare. Così non ricorrono in quel gruppo di codici (F FR G L V2) a cui si avvicina per più altri lati il testo volgare di F1; e pare più probabile che quelle parole costituiscano una aggiunta dell’autore fatta alla versione latina dopo la composizione della redazione volgare anziché una variante d’autore entrata, poi tolta o caduta, nella tradizione latina nel breve tempo che corse tra agosto 1435 e luglio 1436 (seguo qui l’ipotesi formulata sopra a p. 307). Con questo si spiegherebbe l’assenza di quella frase dalla re-

  1. Art. cit. sopra, p. 303 n., tn t Italian Studies $, XIX., Per l’interpretazione della ‘costruzione’, vedi S. Y . Edgerton, in «Art Bulletin», XLVIII, 1966, pp. 367 sgg., e i vari contributi più recenti di A. Parronchi sulla rivista «Rinascimento», vedi vol. VIII, 1968, pp. 351.56. Cfr. anche l’ed. cit. sopra a p. 304, n. 3, pp. 7 -29.