Pagina:Alberti, Leon Battista – Opere volgari, Vol. II, 1966 – BEIC 9707880.djvu/19

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rime 13

     Oh infelici, oh miseri mortali!
Oh inferma ragion, o fragil vita,
onde passar deggiam fra tanti mali!
     Se Marte spesso o Nettunno c’invita
65a seguitar la sua incerta fede,
ov’è ragione e libertà ismarrita,
     e’ pur giova el soffrir ov’altri vede
star certo premio, o fin di tanti affanni;
ma Amor sa solo non aver merzede.
     70Amor sa solo fabricar inganni,
con mille ingegni allettar gli amanti,
con mille iniurie rinovar lor danni.
     Seguiamo adunque e’ lacrimosi canti,
d’ira pieni e di doglia,
75seguiam cantando e’ cominciati pianti.
     Stolto, non sapev’io che Amor ispoglia
d’ogni viril difesa e intera pace
chi non raffrena a lui seguir suo voglia.
     Aimè! questo sperar ch’ora mi sface,
80quel primo annumerar ogni tuo laude,
state catene son troppo tenace.
     Que’ vezzosi occhi onde Cupido applaude,
onde suo’ strali, face e reti intende,
quel fronte tuo ove e’ superbo gaude,
     85quella finta modestia che ostende
essere ingegno in te talor piatoso,
amar mi fe’, ch’a pianger or m’incende.
     Chi si credesse mai che cuor sdegnoso,
crucci o pensier sì ostinati e rei
90fusse in tal donna, o sì amor dannoso?
     Chi non sperasse merto da costei?
Chi non rendesse premio al mio servire?
Ah, bellezze insidiose agli occhi mei!
     Non ti move pietate el mio languire?
95Non ti penti straziar chi in te si fida?
Non ve’ tu che t’è biasmo il mio martire?