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118 della architettura

zanale, et de le stalle da Cavalli. Poche son quelle cose, che in questo luogo ci paiono da dirsi, ma da non se ne fare invero beffe. Conciosia che egli è assai manifesto, che il Granaio, la Camera del Comune, et la Camera de le Armi, si debbono collocare nel mezo de la Città, et in luogo celebratissimo accioche le sieno più sicure, et più commode. Gli Arzanali poi vogliono esser posti lontani da le case de Cittadini, per amore de gli incendii. Nè si debbe far beffe, che e’ bisogna mescolarvi in varii luoghi muri interi, che dal piano del Terreno avanzino insin sopra i tetti, i quali difendino l’una stanza da l’altra da le ardenti fiamme, et vietino a fuochi il potere attaccarsi da l’un tetto a l’altro. I luoghi per i Mercati, si debbono stabilire su la Marina, su le bocche de fiumi, et ne riscontri di più vie maestre. Gli Arzanali bisogna che habbino gomiti, et ricetti, o golfi di acque, accioche i Navilii vi possino esser tirati dentro, et rassettati; et che quindi ancora si possino varare nel Mare. Ma bisogna avertire, che in questo luogo l’acqua vi si agiti sempre del continuo. I Navilii si infracidano per i venti australi; apronsi per i caldi di mezo giorno; et si conservano per il levare del Sole. Oltra di questo qual si voglia Granaio, che si faccia per mantenere le cose, egli è cosa chiara, che e’ gode di luogo, et d’aria asciutta. Ma parleremo di queste cose piu lungamente, quando noi tratteremo de le cose de privati, a l’ordine de le quali si aspetta tale ragionamento, eccetto però che de luoghi per tenervi il sale: Percioche le stanze per tenervi il sale, le farai in questa maniera. Metterai sopra il terreno un suolo di carboni alto un cubito, cioè tre quarti di braccio, et pillalo bene per tutto: dipoi spargivi sopra sabbione dibattuto con creta pura, alto tre palmi, et spianalo bene, dipoi lo ammattona con mezzane cotte fino a tanto che sieno diventate nere. Farai i lati de le mura dal lato di dentro, non havendo abbondantia di si fatto lavoro, di Pietre riquadrate, non di tufo, nè di Pietra viva, ma d’una Pietra che sia infra queste di natura mezana, pur che ella sia molto dura, et tal lavoro ristrignilo da le mura a lo indentro per spatio di un cubito; et favvi attorno un tavolato di pane con chiodi di bronzo, o più tosto con spranghe, et riempi il vano che resta fra il tavolato, e ’l muro, di canne, et gioverà grandemente l’haver unto il legname con creta macerata, con morchia, et messovi dentro ginestre con giunchi spezzati. Finalmente gli edificii publici cosi fatti bisogna che sieno fortificati gagliardissimamente di mura, di torri, et di munitioni, contro a qualunque insidia, malignità o impeto di ladri, di nimici o di Cittadini seditiosi. Parmi havere trattato assai abbondantemente de gli edificii publici, se già non ci resta quel che si aspetta, et non per ultima cosa, a Magistrati, cioè che noi non ci facciamo beffe, che egli habbino luoghi, dove egli habbino a tenere coloro, che egli haranno condennati per contumacia, perfidia, et malignità. Io trovo che gli Antichi havevano tre sorti di prigione, la prima era quella dove erano tenuti gli scostumati, et i male allevati, acioche la notte fussino ammaestrati, et che fussimo insegnate loro da dottissimi, et approvatissimi professori de le buone arti quelle cose, che s’aspettano a buoni costumi, et a una vita da huomo da bene. La seconda era quella, dove si tenevano i debitori, et quelli che bisognava raffrenare da la licentiosa vita, in che erano trascorsi. La terza era quella, ne la quale per macerarli con le tenebre, et con la spurcitia, si mandavano coloro, che erano crudeli, et scelerati, indegni del cielo, et del commertio de gli huomini, et che havevano a morir presto. Se questa ultima sorte di prigione sarà alcuno che ordini, che ella si faccia simile a una spilonca sotterranea, o a una horrenda sepoltura, costui certo risguarderà assai più a la pena del Reo, che non si conviene secondo la legge, o secondo la natura de gli huomini. Et se bene gli huomini di malissima vita per le loro ribalderie meriteranno qual si voglia ultimo supplicio, e’ sarà officio d’una Repuplica et di un Principe pendere alquanto sempre in-


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