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134 della architettura

le lor muraglie sieno lodate, il che debbono voler tutti i savii, costoro certo son mossi da vera ragione. Appartiensi a l’arte adunque il fare le cose con ragione vera. La buona, et vera muraglia adunque chi negherà che si possa fare se non mediante l’arte? Et veramente questa stessa parte che si rivolge circa a la bellezza, et circa l’ornamento, essendo la principale di tutte, non sarà gran fatto se ella harà in se alcuna potente ragione, et arte, che chi se ne farà beffe, sarà sciocchissimo. Ma e’ ci sono alcuni che non appruovano simili cose, et che dicono che ella è una certa varia openione, con la quale noi facciamo giudici de la bellezza, et di tutte le muraglie, et che la forma degli edifici si muta secondo il diletto, et il piacere di ciascuno, non si ristrignendo dentro ad alcuni comandamenti de la arte. Comune difetto de gli ignoranti è il dire che quelle cose, che non sanno loro, non sieno. Io giudico che e’ sia da levare via questo errore: non piglio già assunto, che io giudichi che e’ si vadia dietro ad esaminare lungamente, da quali principii venissero le arti, da quali ragioni fussero ordinate, et per quali cose crescessero. Non sia fuore di proposito, che il padre de le arti fu il caso, et il conoscimento: Lo alunno di esse fu l’uso, et l’esperimento, et che crebbono mediante la cognitione, et il discorso. Cosi dicon che la Medicina fu trovata in mille anni da mille migliaia d’huomini, e cosi l’arte del navigare, e quasi tutte l’altre arti essere cresciute da piccolissimi principii.


Che l’Architettura cominciò in Asia, fiorì in Grecia, et in Italia è venuta a perfettione approvatissima.

cap. iii.


L’
Arte edificatoria per quanto io ho potuto comprendere da le cose de gli Antichi sparse (per dire cosi) la lascivia de la sua prima adolescentia fu in Asia. Dipoi fiorì appresso de Greci. Ultimamente acquistò la approvatissima sua maturità in Italia. Conciosia che a me pare cosi verisimile: Poi che i Re di quel tempo per la gran copia de le cose, et per la abbondanza de lo otio, poi che e’ considerarono se, et le cose loro; le ricchezze, la maiestà de lo Imperio, et la grandezza, et che e’ si accorsero che egli havevano bisogno di casamenti maggiori, et di più adorne mura; Cominciarono ad andar dietro, et a raccorre tutte quelle cose, che a ciò facessino a proposito; et accioche e’ potessino haver maggiori, et più honorati edificii, si presono per usanza di por le coperture con legni grandissimi, et di fare le mura di Pietre nobili. Un cosi fatto lavoro dimostrò grandezza et maraviglia, et apparse molto gratioso. Et dipoi havendo sentito che forse le muraglie grandissime erano lodate, Et pensando che ’l principale officio di un Re fusse il fare quelle cose, che non potessino esser fatte da privati; Dilettatisi de la grandezza de le opere, cominciarono essi Re a contendere infra di loro con più studio, tanto che trascorsono insino a la pazzia di inalzare le Piramidi. Credo veramente che l’uso nel murare habbia porto occasione, per la quale e’ si sieno accorti in gran parte, che differentia sia tra l’haver ordinato che le cose si murino con uno ordine più che con un’altro, et similmente del numero, sito, et faccia di esse; et impararono da questo pigliato piacere de le cose più gratiose, lasciare stare le meno gratiate. Successe di poi la Grecia, la quale fiorendo di buoni ingegni, et di huomini eruditi, et ardendo di desiderio di farsi addorna, cominciò a fare si le altre cose, si principalmente il tempio. Et di quì cominciò a guardare le opere de gli Assirii, et de gli Egittii con più diligentia, fino a tanto che ella conobbe che in simili cose si lodava più la mano de gli artefici, che le ricchezze regali: Conciosia che le cose grandi possono essere fatte da Ricchi: Ma quelle cose, che non sieno biasimate, son veramente fatte da gli ingegnosi, et

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