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Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/169

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libro sesto. 147

sa ti vo ricordare che e sarà bene, che quando tu harai a movere in qual si voglia modo, qualche smisurato peso, che tu vi ti metta sensatamente, cautamente, et con maturo consiglio, rispetto a varii incerti et inrecuperabili accidenti et pericoli, che in cosi fatte facende, fuor d’ogni oppenione sogliono avvenire, ancora a più pratichi, perche e’ non te ne succederà mai tanta gran lode, ne gloria d ingegno, se ti riuscirà bene quel che tu ti sarai messo a fare, che e’ non sia molto maggiore il biasimo, et l’odio de la tua temeraria pazzia, quando il fatto non ti riesca. Di questi sia detto a bastanza, torniamo a gli intonichi.


Che le corteccie, che si danno di calcina alle mura, debbono esser tre. Di che cosa si debbino fare et a quel che ell’habbino a servire. Delli intonichi, et delle lor varie sorti, et come si hà a ordinare la calcina per farli: et delle statue di basso rilievo, et de le pitture con che s’adornano le mura.

cap. ix.


I
N tutte le corteccie bisogna almanco tre sorti di intonichi: il primo si chiama rinzaffare, et l’officio suo è di attaccarsi strettissimo a le mura, et reggere bene sopra di se poi gli altri duoi intonichi. Lo officio de lo ultimo intonico, è il pulimento, i colori, et i lineamenti che rendono l’opera gratiosa: l’officio de l’intonico di mezo, che hoggi dì si chiama arricciare, è di rimediare che nè il primo nè l’ultimo intonico non faccino difetto alcuno. I difetti son questi: se li duoi ultimi, cioè lo arricciato, et lo intonico, saranno acerbi et per modo di dire mordaci de le mura, si come si appartiene ad essere al rinzaffato, scopriranno per la crudezza loro nel rasciugarsi infinite fessure. Et se il rinzaffato sarà dolce, come s’appartiene di essere a lo intonico, non si attaccherà tanto che basti a le mura, ma se ne cadrà a pezzi: quante più coperte se li daranno, tanto meglio si puliranno, et contro a li accidenti de tempi saranno più durabili. Io ho veduto appresso le cose antiche, che e’ ne messono l’una su l’altra sino a nove. Le prime di queste bisogna che sieno aspre et di rena di fosse, et di matton pesti, ma non troppo; ma grossi come ghiande, o pezzi come dita, et in qualche lato come un palmo: per lo arricciato è migliore la rena del fiume, et manco si fende: questo arricciato ancora bisogna che sia ronchioso, percioche a le cose lisce non si attaccano sopra le cose, che vi si pongono. L’ultima di tutte sarà candidissima come marmo, cioè che in cambio di rena si tolga Pietra pesta candidissima, et è a bastanza che questa sia grossa un mezo dito, percioche facendosi grossa, mal volontieri si secca. Io ho veduti alcuni che per non spendere non la fanno più grossa che un suolo di scarpa. Lo arricciato, secondo che è più vicino o a quelle, o a questo secondo, si modera. Ne massi de le cave di Pietra si trovano certe vene molto simili a un trasparente alabastro, che non sono nè marmo, nè gesso, ma d’una certa natura mezzana infra l’uno et l’altro: Le quali son molto atte a disfarsi: queste si fatte vene peste et mescolate in cambio di rena mostrano certe scintille come di splendido marmo. In molti luoghi si veggono aguti messi per le mura acciò ritenghino gli intonichi, et il tempo ne ha insegnato, che e’ sono migliori di bronzo che di ferro. Piaccionmi assai coloro che in cambio di chiodi hanno messo fra l’una Pietra, et l’altra per le mura certi pezzuoli di lastruccie, che eschino fuori, ma con un martello di legno. Et il muro quanto sarà più fresco, et più ronchioso, tanto più forte riterrà il rinzaffato, l’arricciato, et l’intonico. Per il che se nel murare, et mentre che si fa l’opera, tu la rinzafferai, benché leggiermente, farai che lo arricciato et lo intonico vi si attaccheranno fortissimamente, et da non si spiccare mai,

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