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148 della architettura

dopo che hanno tirato i venti Australi, sarà bene farti ognuna di qual tu voglia di queste cose; ma se quando tirano tramontani, et che e’ sono o gran freddi, o gran caldi; tu vorrai intonicare, l’intonico subito diventerà scabroso. Le ultime corteccie finalmente sono di due sorti: o elle sono appiastrate, et distese, o elle sono di cose aggiuntevi, et adattatevi. Distendesi il gesso, et la calcina, ma il gesso non è buono se non in luoghi asciuttissimi: a qual si voglia sorte di corteccie la scorrente humidità de le mura vecchie, è inimicissima: quelle che si commettono sono pietre, et vetri et simili. Le corteccie distese et appiastrate son queste: le bianche stiette, le di figure di stucchi, et le dipinte, ma quelle che si commettono sono gli intavolati, gli sfondati, et i tassellati. Tratteremo de le prime, per le quali la calcina si ordinerà in questa maniera: Spengasi la calcina con acqua chiara in uno truogolo coperto, et con tanta acqua, che di gran lunga gliene avanzi; dipoi con la marra si rimenerà assai, asciandola, et piallandola, come si fa a legni; et che ella sia bene spenta et macera, ne darà segno se la marra non sarà offesa da alcuno sassolino, o pietruzza: non credono che ella sia matura a bastanza, innanzi a tre mesi. Bisogna che sia molto morbida, et molto viscosa, quella che è da lodare; percioche se il ferro n’uscirà asciutto, è segno che ella non ha havuta tanta acqua, che sia stata a bastanza a spegnerli la sete: quando tu la rimenerai con la rena, o con alcuna cosa pesta, rimenala di nuovo, et da capo di gran vantaggio, et rimenala tanto che quasi faccia la stiuma. Gli Antichi usavano pestare nel mortaio quella, che e’ volevano adoperare per gli intonachi, et temperavano questa mistura in maniera, che mentre la davano, non si attaccasse al ferro. Sopra la già posta corteccia, mentre che ella è cosi soppassa et fresca, si metta l’altra, et avvertiscasi che in un medesimo instante venghino a rasciugarsi insieme tutte queste corteccie: pulisconsi et serransi insieme con appianatoie, con pialletti, et con cose simili, mentre che le sono soppasse. L’ultima pelle di bianco stietto, se ella sarà stropicciata diligentemente, rilucerà come uno specchio. Et se la medesima poi che sarà quasi asciutta, tu la ugnerai con un poco di cera, et mastico liquefatti con un poco poco d’olio, et cosi se le mura cosi unte scalderai con uno scaldaletto di carboni accesi, o con un caldano, di modo che ella si succi quello untume, vincerà di bianchezza il marmo. Io ho fatto esperienza che simili intonichi non scoppiano mai, se nel farli subito che si veggono apparire que’ fessolini, e’ saranno maneggiati con certi falcetti di vergette di malvavischio, o di ginestra salvatica. Ma se a un bisogno tu harai a intonicare nel sollione, o in luoghi caldissimi, pesta et taglia minutamente funi vecchie, et mescolale con lo intriso. Oltra di questo si pulirà dilicatissimamente se tu vi gitterai sopra un poco di sapon bianco, disfatto con alquanto d’acqua tiepida, et essendo troppo unto, diventa pallido. Le figurette di stucco espeditissimamente si caveranno da cavi, et i cavi si formeranno da rilievi gittandovi sopra gesso liquido, et quando elle saranno rasciutte, se le saranno unte con quello untume che io ho detto, faranno una pelle come un marmo. Queste figurette sono di due sorti, una di tutto rilievo, et l’altra di basso rilievo: in un muro diritto stanno bene quelle di tutto rilievo, ma in un cielo d’una volta stanno meglio i bassi rilievi, perche quelle di gran rilievo per il peso loro havendo a stare spenzoloni, si staccano, et cascano facilmente, et sono pericolose di dare in testa a chi vi si truova sotto. Bene avvertiscono che dove ha da essere assai polvere, non vi si metta adornamenti di cavo, o di molto rilievo, ma bassi, et di poco rilievo, acciò si nettino più facilmente. Gli intonachi dipinti, altri si fanno in fresco, et altri si lavorano asciutti: a quelli, che si fanno in fresco, si confa ogni colore naturale, che procede da la terra, da le miniere, o simili, ma i colori alterati et massimo tutti quelli, che messi a fuoco fanno mutatione, defiderano cose asciuttissime, et hanno in odio la calcina, la Luna, et i venti Australi. Hanno trovato nuovamente che tutti i colori si mes-


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