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226 | della architettura |
natura de le loggie, piglierai le misure de vani da dette loggie, et massime da quelle de Teatri, secondo che ti dicemmo a luogo loro. I vani de le porte si faccino come di quelle che noi dicemmo appartenersi alle stanze del Consiglio, et alle Curie. Adornerai le finestre di opera Corinthia. La porta principale di lavoro Ionico. Le porte de le sale, et de le camere di lavoro Dorico. Et queste cose per quanto fa di bisogno al disegno, sieno a bastanza.
Con quai ptture, con che frutti, et con quai sorti di statue si debbino adornare le case de privati, i pavimenti, le loggie, le altre stanze, et i giardini.
cap. iv.
S
Onci oltra di questi ancora altri adornamenti per accomodargli alle case de privati, da non gli lasciare però indietro. Dipingevano gli Antichi ne pavimenti de le loggie, laberinti quadri, et tondi, per i quali i fanciulli si essercitassero. Io ho veduto negli ammattonati dipinta de la erba campanella con le cime a guisa di onde molto sparte all’intorno. Vedesi chi ha finto nelle camere di intassellatura di marmi, tappeti distesi; altri le hanno sparse di ghirlande, et di ramucella: lodasi la inventione di quello Osi, che ammattonò il pavimento a Pergamo, nel quale apparivano i rimasugli, ch’erano avanzati ad una cena, lavoro certo non inconveniente in una sala. Giudico che Agrippa facesse molto bene, il quale ammattonò i pavimenti di terra cotta: io ho in odio la suntuosità, et mi diletto di quelle cose che sono inventione d’ingegno, che habbino del gratiato, et del dilettevole. Nelle corteccie de le mura non vi si mette applicamento nessuno di pittura più grata, nè più da vedersi volentieri, che quella che ne dimostri colonnati di Pietra. Tito Cesare haveva messo per le mura de le loggie, per le quali e’ soleva passeggiare, Pietre Fenicie, che con il lor splendore riverberavano tutte le cose come un specchio. Antonino Caracalla Imperadore dipinse nelle sue loggie le cose memorabili, et i trionfi del padre. Severo ancora fece il simile. Ma Agatocle non vi dipinse le cose del padre, ma le sue proprie. Appresso de Persiani non era lecito, secondo la lor antica legge, dipingere, o fare scolpire cosa nessuna, salvo le uccise fiere da i loro Re. Et certamente che le gran cose, et degne di memoria, fatte da suoi Cittadini, et l’effigie di quelli ancora staranno et ne portici, et nelle loggie molto bene, et molto convenientemente. C. Cesare pose nella sua loggia, et ne fu molto lodato da ognuno, le statue di tutti coloro che haveano accresciuta la Republica: Costoro certo mi piacciono assai, ma non vorrei però che il muro fusse pieno per tutto o di statue, o d’immagini, o quasi che tutto occupato da una historia. Questo si può vedere nelle gemme, et massimo ne le gioie, che se e’ se ne mette molto insieme, non hanno gratia, et perciò io vorrei che si applicassino in certi determinati convenienti, et honorati luoghi al muro alcuni ornamenti di Pietra, dove si havessino ad accomodare et le statue, et le tavole, simili a quelle che Pompeio condusse nel suo Trionfo, nelle quali si vedevano dipinte le lodi de le gran cose che egli haveva fatte per mare, et per terra. O vorrei che più tosto ci fussino quelle cose che hanno finto i Poeti per indrizzar gli huomini a buon costumi, come quelle di Dedalo, che a Cuma nelle porte finse Icaro che volava, et essendo et la pittura, et la poesia varia, cioè altra quella ch’esprime le gran cose fatte da gli huomini grandi, degne di memoria, et altra quella ch’esprime i costumi de Cittadini privati, et altra quella ch’esprime la vita de gli agricultori; Quella prima c’ha in se maiestà, si applicherà alle opere publiche, et de gli huomini grandi, et questa ultima sarà molto conveniente alli horti, et a giardini, per esser la più lieta di tutte. Rallegransi oltra modo gli animi nostrinel |