Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/263

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libro nono. 241

le posseva ammattonare di Ambra. Et non è gran fatto se questi pazzi ostentatori, per dir cosi, di si fatti lavori, anzi più tosto di tale pazzia, sono da essere vituperati; gittando essi via le fatiche de mortali, et i sudori de gli huomini, in quelle cose, che non si usano, ne sono convenienti alla principiata muraglia; et in quelle ancora, nelle quali non si vegga cosa alcuna che ne faccia maravigliare di ingegno, ne dove si habbia à lodare la inventione. Io dunque avertisco di nuovo, et da capo, che si schifino simili difetti, et inanzi che tu ti metta à far opera alcuna, considera, et esamina teco molto bene il tutto, et insieme conferiscilo alli intendenti; fattine ancora i modelli. Da quali io vorrei che tu riandassi con tempo continovato, et tal volta mettendo tempo in mezo, due, tre, quattro, sette, et dieci volte, tutte le parti, et membra del futuro edifitio, fino a tanto che dal basso sino alla cima dell’ultimo tegolo, non vi sia cosa alcuna coperta, o scoperta, grande, o piccola in tutta la opera da farsi, che tu non la habbia pensata molto, et lungo tempo, et ordinatala, et destinato di che cose, in che luoghi, con che ordine, con che numero e’ sia conveniente, et stia bene haverla collocata, congiunta insieme, et datoli fine.


Qual sia lo officio di un buono Architettore, et quali sien le cose che faccino gli adornamenti eccellenti.

cap. ix.


I
N questo modo adunque farà un buono Architettore: comincierà à dar principio alle cose ordinatamente, et accuratamente. Imparerà le forze et la natura del terreno, dove harà a fabricare, et avertirà si da li edifitii de li Antichi, si da la usanza, et consuetudine de gli habitatori quel che sotto quel cielo dove egli harà da murare, vaglia qual si voglia sorte di pietra, come sia buona la rena, come la calcina, come i legnami presi di questi luoghi: et quel che vagliano le cose condottevi da altrove, contro alle ingiurie de tempi. Terminerà la larghezza, et la altezza de fondamenti et de primi principii, et dipoi andrà esaminando, che cosa, ò quale si convenga alle mura, alle corteccie, et a ripieni, et a legamenti, et alli ossami, et riandrà ancora quel che si aspetti à vani, quel che al tetto, quel che alli intonichi, quel che a un ammattonato scoperto, et quel che al lavoro di dentro, et andrà terminando i luoghi, le vie, et i modi, per i quali si levino, si forzino, et si mandino via le superfluità, le cose nocive et le puzzolenti, come sono le fogne, da mandar via le pioggie, et le fogne per rasciugare gli ammattonati de le stanze, ordini, et preparamenti da farle asciutte, et prohibire le humiditati: et come sono quelle cose che ne defendino, et vinchino il peso d’una mole, che sia per doverti venire addosso, ò da una ingiuria di rovinosi venti, ò di impetuose acque. Assegnerà finalmente termine ad ogni cosa. Non lascerà cosa alcuna indietro, alla quale non assegni la sua legge, et il suo ordine. Tutte quasi queste cose, ancor che principalmente paia che elle si appartenghino alla stabilità, et allo uso, nondimeno preferiscono di se questo, che altrui se ne fa beffe, si arrecano dietro un difetto grandissimo di contrafatto. Quelle cose che fanno gli ornamenti eccellenti, sono queste. Bisogna, che lo ordine, et la regola de lo addornare le muraglie sia terminatissima, et libera, et espedita del tutto; che le cose illustri, et eccellenti non vi sieno messe insieme troppo folte, non calcate, et ammontate quasi in una massa, ma distribuite, et collocate talmente, et con tal determinatione, che chi le volesse mutare altrimenti, conosca che si guasta tutta la gioia de la leggiadria, et bellezza. Oltra di questo non si ha à lasciare cosa alcuna indietro da banda nessuna, che il Maestro non l’habbia addornata: ma non bisogna anco però, che tutte sieno addornate ugualmente con ornamento grandissimo; ne le vorrei anco tutte piene di ric-

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