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Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/279

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libro decimo. 257

alli impeti delle arsioni; nondimeno si ha da eleggerne una, che sia ottima, che serva per berne; l’altre di poi accommodinsi in quei modi secondo ch’elle giovano più a ciascun bisogno. Teofrasto diceva che quanto l’acqua era più fredda, tanto era migliore alle piante, et che la fangosa, et torbidiccia, quella massimo, che scorre da terreno fertile, rende il terreno più gagliardo. I cavagli non si dilettano di acque purissime, et ingrossano per le acque, che tenghino di mustio, et tiepide. I purgatori stimano assai le acque crudissime. Truovo che i Fisici dicono che la necessità de le acque per mantenere la vita, et la sanità de gli huomini, è di due sorti; una che estingua la sete, et l’altra che come carro porti i nutrimenti nelle vene de cibi che saranno con essa cotti, acciò purificato quivi, et cotto il sugo di quelli, lo applichi alle membra. Et dicono che la sete è un certo desiderio, che si ha principalmente de lo humore freddo; et pensino che le acque fredde, et massimo dopo cena, a quelli che sono sani, ingagliardischino lo stomaco, ma quelle che sono alquanto troppo fredde a quei che si sentano ancor bene, induchino stupore, percuotino spesso le intestine, scuotino i nervi, et con la crudezza loro spenghino quella virtù, che cuoce il cibo nello stomaco. Il Fiume Oxo per esser sempre torbido, perciò non è sano a berne. Gli habitatori di Roma si per la spessa mutatione dell’aria, si per i vapori notturni del fiume, si ancora per i venti, che vi traggono dopo mezo dì, sono occupati da gravi febbri. Perciocche questi venti nella estate su la nona hora del giorno, nella quale i corpi sentono il gran caldo, tirano freddi, et fanno ostupefationi nelle vene. Ma al parer mio et le febbri, et la maggior parte di tutte le infermità cattive, in gran parte nascono da le acque del Tevere, beute da la maggior parte sempre quasi torbidiccie. Nè sia fuor di proposito, che i Medici antichi nel curare le febbri Romanesche, ne comandano che noi usiamo lo aceto squillitico, et gli incisivi. Torno a proposito. Andiamo investigando una acqua, che sia ottima. Celso Fisico disse questo delle acque, che la piovana era leggerissima, nel secondo luogo poi era quella de le Fontane, nel terzo quella de’ Fiumi, nel quarto quella de’ pozzi, nel quinto et ultimo luogo, quella che si liquefaceva o de la neve, o del diaccio. Più grave di nessuna di queste era quella del lago, et la pessima sopra tutte l’altre quella de le paludi. La Città di Mazzara sotto il Monte Argo abonda di buone acque, ma perche la state elle non hanno dove scorrere, diventano mal sane, et pestifere. Tutti questi, che sanno, sono di questo parere, che e’ dicono che l’acqua di sua natura è un corpo non mescolato, et semplice, che ha in se et frigidità, et humidità. Diremo adunque esser ottima quella che non sia punto aliena, et depravata da la natura di se stessa. Perilche se ella non sarà purissima, et netta da ogni mestione, et da ogni sapore, et da ogni difetto d’odore, senza dubbio ella nocerà molto alla salute, faccendo ostupefationi come e’ dicono, per i pori intrinsechi de li intestini, riempiendo o ristucando le vene, et riserrando, et suffocando gli spiriti, ministri de la vita. Et di quì aviene che e’ dicono che la pioggia quando ella è minuta di vapori sottilissimi, è la migliore che sia di tutte, pur che ella non habbia quel difetto che serbata, facilmente si corrompa, et puzzi, et diventata più grassa induca durezze ne corpi. Hanno detto alcuni che questo aviene perche elle sono attinte da nugoli di troppo varie et diverse mescolanze d’acque insieme, non altrimenti che interviene del Mare, nel quale sbocca, et si aduna ogni sorte di acque, et che e’ non è cosa nessuna più atta, nè più pronta a potersi presto corrompere, che uno confuso mescuglio di cose dissimili: il sugo di molte uve, messo confusamente insieme, non dura mai troppo. Appresso gli Hebrei era una legge antica, che nessuno poteva seminare semi alcuni, se non simplici, et scelti, giudicando, che la natura aborrisse del tutto il mescuglio de le cose dissimili. Ma coloro, che seguitano Aristotile, i quali pensano, che i vapori levatisi di terra, saliti in quella parte dell’aria, che è fredda, per il freddo principalmente si serri-


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