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268 della architettura

dantia di troppe acque, si come noi veggiam che interviene del Pò in Lombardia, o come veggiamo in Venetia, ci sono molte cose da considerare, percioche elle impediranno, o con lo essere troppe o con il moto loro, o vero con l’una cosa, et con l’altra: Di queste cose tratteremo brevissimamente. Appresso del lago de Marsi, Claudio forò il monte, et condusse l’acqua, che gli avanzava alla riva del fiume. Et forse per la medesima cagione M. Curio fece che l’acqua del lago di pie di Luco superflua, se n’andasse nel fiume de la Nera; et veggiamo il lago de la Riccia forato il monte essere stato condotto nel lago Laurento: Dal che ne è nata quella amenità de giardini, et quelle boscaglie, che vi sono sotto il Nemorese per esser rimasto il paese libero da le acque. Cesare haveva ordinato che si facessino molte fosse presso a Lerida. con le quali voleva divertire una parte de le acque del fiume Sicoro. Il fiume Erimanto per esser stato piegato in più luoghi, è talmente consumato da li habitatori in adacquare i campi, che quelle acque, che gli avanzano, sboccano in Mare senza che habbino nome alcuno. Ciro divise il Gange con havervi fatti più condotti, i quali Eutropio dice, che furono quattrocento sessanta, et che e’ lo ridusse tanto piccolo, che e’ si passava a piede asciutto. Appresso al tumulo di Haliatte in Sardigna, il che in gran parte feciono le stiave, vi è un lago fatto a mano per ritenere le acque piovane. Myri cavò un lago presso a Mesopotamia sopra la Città, il quale girava di circuito 360. stadii, et era cinquanta cubiti a fondo, nel quale volevano che sboccasse il Nilo, se alcuna volta venisse troppo grosso. Allo Eufrate accioche e’ non porti via le tetta de la Città, oltre alle muraglie da le quali era detenuto, vi aggiunsono certi laghi, i quali servissino per reprimere l’impeto del fiume. Aggiunsonvi ancora seni cavati di grandezza straordinaria, ne quali messa l’acqua a stagnare et a star quieta, gli servisse per argine contro l’impetuose onde. Habbiamo adunque detto de le acque dove elle avanzano, et in alcune parti dove elle son moleste col moto. Et se ci resta à dire cosa alcuna, che faccia a questo proposito, lo diremo non molto dopo, quando noi tratteremo del Fiume, et del Mare.


De le strade, o vero viaggi per terra, de le vie per acqua, et de lo argine.

cap. x.


S
Eguita che la regione, che da per se non è bastante a generare tanti nutrimenti che bastino a suoi habitanti, ella gli habbia d’altronde con più commodità che è possibile. Faranno a questo proposito le strade et i cammini; i quali bisogna che sieno tali che per essi commodamente et con facilità si possino ne tempi opportuni portare tutte le cose necessarie. Le sorte di viaggi sono due (il che dicemmo altrove al luogo loro) quello per terra, et quell’altro per acqua, che la strada non sia fangosa, ne guasta da le carra, oltre allo alzarla (nel modo che noi dicemmo) bisogna avertire che vi possa assai il Sole, et i venti; et le ombre poco. Appresso al bosco di Ravenna a questi tempi per haver i paesani con tagliarvi de li alberi allargata la strada, et fatto che v’entra il Sole, di cativissima è diventata molto buona. Questo si può vedere sotto gli alberi, che sono lungo la strada, che, perche il terreno in quel luogo si rasciuga più tardi standovi assai l’ombra, vi si fanno dal calpestio de le bestie alcuni laghetti, o pozzanghere, i quali raccogliendo le pioggie, sempre stanno humidicci, et sempre si allargano. Ma il camino o strada per acqua sarà di due sorti: l’una che si potrà mettere in canali, come un fiume, o una fossa d’acqua; l’altra che non si possa far cosi, come è il Mare. Et parmi di poter dire che ne fiumi sieno alcuni difetti non altrimenti che ne vasi, dove per aventura eglino habbino il fondo, o i lati non atti, non saldi, o non commodi. Conciosia che per reggere, et portare le navi ci sia bisogno

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