Pagina:Alberti - Della architettura della pittura e della statua, 1782.djvu/319

Da Wikisource.

libro primo. 297

ho dette, principalmente si aspettano a quella parte: ritorniamo adunque a proposito. Essendo queste cose cosi fatte, io percio ho trovato questo ottimo modo. In tutte le altre cose io vo dietro alla medesima linea, et al punto del centro, et alla divisione de la linea che giace, et al tirare dal punto le linee a ciascuna de le divisioni de la linea che diace. Ma nelle quantità da traverso io tengo questo ordine. Io ho uno spatio piccolo nel quale io tiro una linea diritta: questa divido in quelle parti che è divisa la linea, che giace del quadrangolo. Di poi pongo su alto un punto sopra quella linea tanto alto, quanto è la altezza del punto del centro nel quadrangolo, da la linea diacente divisato, et tiro da quello punto a ciascuna divisione di essa linea le loro linee. Dipoi determino quanta distantia io voglio che sia, infra lo occhio di chi riguarda et la Pittura, et quivi ordinato il luogo del taglio, con una linea ritta a piombo, fo il tagliamento, di tutte le linee che ella truova. Linea a piombo è quella che cadendo sopra un altra linea diritta, causerà da ogni banda gli angoli a squadra. Fig. 4. Questa linea a piombo mi darà con le sue intersecationi adunque tutti i termini de le distantie che haranno ad essere infra le linee a traverso parallele del pavimento, nel qual modo io harò disegnate nel pavimento tutte le parallele; de le quali quanto elle sieno tirate a ragione, ce ne darà inditio, se una medesima continovata linea diritta sarà nel dipinto pavimento, diametro de quadrangoli congiunti insieme: Et è appresso a Matematici il diametro di un quadrandolo, quella linea diritta che partendosi da uno de li angoli và all’altro a lui opposto, la quale divide il quadrangolo in due parti talmente che facci di detto quadrangolo duoi triangoli. Dato adunque diligentemente fine a queste cose, io tiro di novo di sopra una linea a traverso, egualmente lontana da le altre di sotto, la quale interseghi i duoi lati ritti del quadrangolo grande, et passi per il punto del centro. Et questa linea mi serve per termine, e confine, mediante il quale nessuna quantità eccede la altezza dell’occhio del risguardante. Et perche essa passa per il punto del centro, perciò chiamasi centrica. Dal che avviene che quelli huomini che saranno dipinti infra le due più oltre linee parallele, saranno i medesimi molto minori che quegli che saranno fra le anteriori linee parallele: ne è per questo che ei sieno minori de gli altri, ma perche sono più lontani, appariscono minori, la qual cosa in vero ci dimostra manifestamente la natura che cosi sia. Percioche noi veggiamo per le Chiese i capi de gli huomini che spasseggiano, quasi andare sempre ad una medesima altezza uguali, ma i piedi di coloro che sono assai lontani, ci pare che corrispondino alle ginocchia di coloro che ci son dinanzi. Tutta questa regola del dividere il pavimento, principalmente si aspetta a quella parte de la Pittura, la qual noi al suo luogo chiameremo componimento. Et è tale, che io dubito che per esser cosa nuova et per la brevità di questi miei commentarii, ella habbi ad esser poco intesa da chi legge; imperoche si come facilmente conosciamo, mediante le opere antiche, che ella appresso de nostri maggiori per essere oscura et difficile non fu conosciuta: Conciosia che appresso de gli antichi durerai una gran fatica a trovare historia alcuna che sia ben composta, ben dipinta, ben formata, o bene scolpita. Per la qual cosa io ho dette queste cose con brevità, et come io penso, non anco oscuramente. Ma io conosco chente, et quali elle sono, che ne per loro potrò acquistarmi alcuna lode di eloquentia, et coloro che non le intenderanno alla prima vista, dureranno grandissima fatica a poterle giamai comprendere. Sono queste cose facilissime et bellissime a gli ingegni sottilissimi et inclinati alla Pittura, in qualunque modo elle si dichino, ma a gli huomini rozzi et poco atti, o inclinati da natura a queste nobilissime arti, ancorche di esse si parlasse eloquentissimamente, sarieno poco grate, et forse che queste medesime cose recitate da noi brevissimamente senza alcuna


P p elo-