Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/102

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di leonbatista alberti. 73

nell’aria, bellissime. Ma in questo battimento del vento bisogna guardarsi, che nessun moto di alcun panno venga contro al vento, e che le pieghe non sieno troppo taglienti, nè troppo rotte. Queste cose adunque che si son dette de’ moti degli animali, e delle cose inanimate, si debbono grandemente osservar da’ Pittori, e mettersi tutte l’altre cose ancora diligentemente ad esecuzione, che si son dette di sopra del componimento delle superficie de’ membri, e de’ corpi. Sicchè noi abbiam determinate due parti della Pittura, il disegno, ed il componimento. Restaci a trattare de’ ricevimenti de’ lumi. Ne’ primi principj si dimostrò abbastanza che forza abbino i lumi in variare i colori. Perciocchè stando fermi i generi de’ colori, noi insegnammo in che modo essi parevano ora più chiari, ed ora più scuri, secondo l’applicamento de’ lumi, o delle ombre, e che il bianco ed il nero erano quei colori, mediante i quali noi nella Pittura esprimiamo i lumi e le ombre: e che gli altri colori sono da essere stimati per la materia, con i quali si aggiunghino le alterazioni de’ lumi, e dell’ombre. Adunque lasciate le altre cose a dietro dobbiamo dichiarare in che modo il Pittore si ha da servire del bianco, e del nero. Maravigliaronsi i Pittori antichi che Polignoto e Timante si servissero solo di quattro colori, e che Aglaofone si dilettasse di un solo colore, come che se in