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Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/103

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74 della pittura

tanto numero che ci pensava essere dei colori, fosse poco che quegli ottimi Pittori ne avessero messi sì pochi in uso, dove giudicano che ad un copioso maestro si appartenga metter in opera qualsivoglia moltitudine di colori. Io veramente affermo, che la varietà e l’abbondanza de’ colori arreca molta grazia, e molta leggiadria alla Pittura. Ma io vorrei che i valenti Pittori giudicassero che si debbe porre ogni industria ed ogni arte nel disporre e collocar bene il bianco ed il nero, e che in collocar questi bene, e ben accomodargli, si deve por tutto l’ingegno, e qualsivoglia estrema diligenza. Imperocchè siccome l’avvenimento de’ lumi e dell’ombre fa che ei si vede in qual luogo le superficie si rilievino, ed in quali elle sfondino, e quanto ciascuna delle parti declini, o si pieghi; così l’accomodar bene del bianco e del nero fa quello che era attribuito a lode a Nizia Pittore Ateniese, e quel che la prima cosa ha da desiderare il maestro, che le sue Pitture apparischino di gran rilievo. Dicono che Zeusi nobilissimo ed antichissimo Pittore, fu quasi il primo che seppe tener questa regola de’ lumi e delle ombre. Ma agli altri non è attribuita questa lode. Io certamente non penserò che nessuno sia, non che altro Pittore mediocre, che non sappia molto bene che forza abbi ciascuna ombra e ciascun lume in tutte le superficie. Io loderò quei volti dipinti, con