Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/20

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

scritta da girol. tiraboschi. xix

de Cartagine Sallustius, tacere satius puto, quam pauca dicere. Più magnifico ancora è l’elogio che ne fa il Landini nella sua apologia de’ Fiorentini premessa al Comento sopra Dante, e citata dal ch. can. Bandini (l. c. p. 231.): Ma dove lascio, dic’egli, Batista Alberti, o in che generazione di docti lo ripongo? Dirai tra’ Fisici? Certo affermo, esser nato solo per investigare solo i secreti della natura. Ma quale specie di Matematica gli fu incognita? lui geometra, lui astrologo, lui musico, e nella prospettiva maraviglioso, più che uomo di molti secoli; le quali tutte doctrine quanto in lui risplendessino, manifesto lo dimostrano i libri de architettura, da lui divinissimamente scripti, e’ quali sono riferti d’ogni doctrina ed illustrati di somma eloquentia; scripse de pictura; scripse de scolptura, el qual libro è intitolato statua. Nè solamente scripse, ma di propria mano fece, e restano nelle mani nostre comendatissime opere di pennello, di scalpello, di bulino, e di gecto da lui facte. Il Vasari però non crede degne di molta lode le pitture dell’Alberti, e io lascerò che di ciò decidano i maestri dell’arte, e passerò a dire per ultimo delle opere da lui composte, e delle ingegnose invenzioni da lui trovate.

Molte delle opere dell’Alberti sono state già da noi accennate, e si può vedere l’esatto catalogo che ne ha fatto il co. Maz-