Pagina:Alberti - Della pittura e della statua, Milano, 1804.djvu/69

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memoria alcuna lasciataci che io abbi vista dagli scrittori Antichi: Ancor che ei dicono che Eufranore Ischimio scrisse non so che delle misure e de’ colori: E che Antigono e Xenocrate scrissono alcune cose delle Pitture, e che Apelle ancora messe della Pittura alcune cose insieme, e le mandò a Perseo. Racconta Laerzio Diogene che Demetrio Filosofo ancora scrisse alcuni commenti della Pittura. Oltra di questo io stimo ancora che essendo da’ nostri passati state messe in scritto tutte le buone arti, che la Pittura ancora non fosse stata lasciata in dietro da’ nostri scrittori Italiani. Imperocchè furono in Italia antichissimi gli Etruschi, valorosissimi più di tutti gli altri nell’arte della Pittura. Crede Trimegisto antichissimo scrittore che la Pittura e la Scoltura nascessero insieme con la religione, imperocchè egli disse così ad Asclepio: La umanità ricordevole della natura e dell’origine sua, figurò gli Dii dalla similitudine del volto suo. E chi fia quello che nieghi, che la Pittura non si sia attribuita a se stessa in tutte le cose, così pubbliche, come private, così secolari, come religiose, tutte le più onorate parti? talchè non troverò artificio alcuno appresso de’ mortali che da ciascuno ne sia fatto conto maggiore. Raccontansi pregi quasi incredibili delle tavole dipinte. Aristide Tebano vendè una Pittura sola, cento talenti, cioè, sessanta mila fiorini. Raccontano che la tavola di