Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/114

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Ma Grazia, sempre timida e ritrosa, tentò di schermirsi.

«Oh, non si disturbi....»

«Che! che! non me lo potete rifiutare. Mio marito lo diceva stamattina: dal giorno del loro sposalizio che fecero il pranzo qua, i Martinez non hanno più messo piede nell’albergo.... Oh, non per trovar a ridire, sapete! io lo dissi a mio marito: quella è gente felice, che non ha mai avuto bisogno di cercar distrazioni fuori di casa.»

«Questo è vero, grazie a Dio, e non per merito nostro. Ma siamo anche molto occupati perchè facciamo ogni cosa, mio marito ed io, senza 1 aiuto di nessuno. K poi sa, abbiamo cominciato a diventar un po’ orsi quando tutti ci stavano alla lontana per il nostro Natale: se lo ricorda?»

«Oh Dio buono! se me lo ricordo, Grazia! ci ho pensato anche poco tempo fa. A raccontarla sembra una cosa buffa, che tutti scappassero da! vostro bambinone troppo grosso, ma a ripensarci bene.... forse era da piangere. Io per la prima, sapete: la mia Dorina, era così miserina fin d’allora.... ve lo ricordate? e l’avevo portata a Torino a farla visitare dai primi medici, non sapevamo più come nutrirla per farla crescere.... oh, se sapeste come mi faceva male di veder il vostro Natale venir su come un fiore che si nutrisse d’aria e di sole! Povero caro bambinone! è proprio stato la vittima di tutti i cattivi sentimenti delle altre madri.... Natale! Natale!» e l’albergatrice chiamò il ragazzo che s’avviava dalla parte opposta a braccio di Giacolino, il quale gli parlava ridendo.

«Senti? la mia mamma ti fa segno di entrare in casa nostra; vedi, viene anche la tua mamma! Questa volta non ti fermerai sulla porta, eh? andiamo!»