Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/215

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C’erano stati nella sua vita de’ momenti in cui aveva pensato che forse era meglio diventare un buon figliolo, e guadagnare lavorando i soldi che gli piacevano tanto. Ma fare il buon figliolo, lui! gli veniva da ridere soltanto a pensarci, e gli pareva che tutti nel paese ne avrebbero riso, così. Povero ragazzo sviato, che non sapeva più distinguere il bene dal male!

— Da oggi nessuno più oserà dire che Nocente è un vigliacco! — Che misteriosa potenza hanno certe parole dette in momenti opportuni!

Tutta la persona meschina di Nocente parve rinvigorita; rizzò la testa cogli occhi illuminati e trovò finalmente una parola sincera e generosa:

«Ma se non era lui» disse a Raffaella «io non ci andavo. E devo a lui se sono tornato sano e salvo!» Raffaella non disse una parola, non osò alzar gli occhi riconoscenti a Natale; si sentì arrossire vivamente e si guardò intorno paurosa che la gente s accorgesse del suo turbamento. Ma vide Dorina che le faceva segno di andarle vicino; ella vi corse, e lesse negli occhi dell’inferma una così profonda simpatia che si lasciò cadere seduta sul gradino del camino nascondendole il viso in grembo....

La mano piccola e scarna di Dorina passò e ripassò sulla sua testa; non si udì la sua voce: quelle ore di paurosa attesa avevano affranto la povera? creatura senza salute, che, con un cenno, chiamò Grazia indicandole la fanciulla che piangeva. Ma non piangeva di dolore: l’uno e l’altro, Nocente e Natale, avevano pronunciato così consolanti parole! Ed ella! ne aveva provato una felicità che non sapeva spiegarsi, ma le pareva che i suoi dolori fossero finiti e cominciasse anche per lei una vita quieta e serena.