Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/25

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verde dell’alpe seminato qua e là di rododendri fioriti: ma il sole dice a Bernardo che ora è. Giù per il monte, nelle valli, e nel piano che si perde all orizzonte in un bianco vapore, dappertutto il sole, sorto da poche ore, dilaga. Le punte di ghiaccio delle Alpi spiccano nette sul cielo sereno, ma non rinfrescano neppur esse gli occhi: tutto quel bianco irradiato di sole pare s'arroventi.

Bernardo, ritto, colle due mani appoggiate al suo alto bastone e il mento sulle mani, non stacca gli occhi dalla sua giovenca nera che pascola li presso. Un alto silenzio par incomba sulla natura: solo qualche strido d’avvoltoio sulle rupi, e tratto tratto il risonare lento del campanaccio della giovenca, o il tintinnio saltellante delle pecore: null’altro.

Ma ecco s’ode, ripetuto dall’eco, un lungo fischio dalla valle. Bernardo, coll’orecchio pratico dei montanari, capisce di dove viene e guarda giù, aguzzando gli occhi, sul sentiero che conduce al suo villaggio.

Il cuore gli dice che chiamano lui e si mette a battere più forte.

Un minuto dopo il fischio si ripete. Egli si ripara colla mano e guarda cogli occhi socchiusi.

Ecco spuntare in cima a una rupe un uomo, no, un ragazzo: è Paolo, suo nipote.

«Oooh, ohi»

Nell’ampia solitudine dei monti le voci si odono a prandi distanze.

«Ooooh, ooh!» rispose Bernardo. Il ragazzo saliva diritto, senza badare ai sentieri, arrampicandosi.

Bernardo piantò il suo bastone ferrato in terra e fece cornetta colle mani.

«Co-sa c’è!» gridò colla sua voce tonante.