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Pagina:Albini - Il figlio di Grazia, Milano, Vallardi, 1898.djvu/80

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«Bisogna bene che faccia.... la bugia, se no.... mi picchia così forte, così forte! poi se io dico tutto a te, tu vuoi castigarlo e io non lo voglio!» e alzò la testina con un’aria risoluta che fece rimanere senza parole il suo compagno.

Dopo un poco egli domandò: «Perchè non vuoi che castighi Nocente quando ti fa male?»

La bambina parve pensarci su, poi disse: «Io non so.... non lo voglio, ecco!»

Intanto che i due bambini parlavano di Nolente, su alla casa di Marianna de’ Caprezzi arrivava il cursore del Municipio, e

«Dov’è la mamma?» dimandò a Savina, la sorella maggiore.

«E nella stalla.»

Il cursore uscì dalla cucina e girò dietro la piccola casa per entrare nella stalla.

«Oh, Madonna santa!» esclamò Savina impallidendo. «Che ci siano cattive notizie del babbo?... Anche l’altra volta, quand’era in Svizzera sui lavori della ferrovia ed è caduta quella frana che ha seppellito nove uomini, è venuto il cursore ad avvertirci da parte del Sindaco....»

Inquieta, la ragazza uscì camminando leggera sulla punta de’ piedi nudi, e si fermò all’angolo del muro coll’orecchio teso.

Il cursore, di sull’uscio della stalla, leggeva a voce alta una carta che teneva spiegata con tutte e due le mani: «Articolo primo: I fanciulli e le fanciulle che abbiano compiuto l’età di sei anni e ai quali i genitori o quelli che ne tengono le veci non procaccino la necessaria istruzione o per mezzo di scuole private o con l’insegnamento in famiglia, dovranno essere in-