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Ore gaie 37

dei ragazzi che il giorno prima subirono operazioni dolorose e giacciono immobili con le membra fasciate. Noi trasaliamo nell’udir ridere nelle prigioni. A volte il trillo di una risata ci offende in un camposanto, in una casa ove c’è un essere caro ammalato, o tutta una famiglia vestita a lutto. Ma è la natura che reclama un suo diritto: il diritto alla gioia di chi è giunto da poco nella vita, di chi possiede freschezza di impressioni, di chi spera e crede, di chi non può pensare che la vita sarà tutta una battaglia senza vittorie, e che la lunga strada che ha innanzi a sè sia il cammino verso la morte.

Il dovere di noi, che già ci avviamo al tramonto, è di rispettare le illusioni e la gaiezza dei giovani; mostrarcene intolleranti è ingiusto e crudele. Dirò di più; dovere di noi madri è di mantenere viva questa preziosa lampada della letizia nelle anime giovani, perchè essa rischiari le ore buie della vita, a sè e agli altri.

Noi dobbiamo elevarvi, fanciulle, al disopra di tutto ciò che è futile e vano, illuminarvi sui vostri doveri domestici e sociali, darvi l’amore degli studi seri, farvi sentire la compiacenza

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