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Sofia Bisi Albini. La sua vita e la sua opera xi

che devono suadere, oh! allora, lo scrivere non è soltanto un magistero d’arte, ma un faticoso magistero di vita.

Chi non sa di lettere non può immaginare come lo scrittore egoisticamente si nutra di ogni atteggiamento altrui e di ogni sensazione per nutrir la sua arte: avendo per quanto succede nel mondo, più che un interesse fraterno, una curiosità di artista.

Anche ultimamente in un libro perfetto di donna, che misura in esso la propria giovinezza, noi troviamo uno squisito temperamento artistico, rapace di ogni elemento di bellezza e di vita che trasforma subitamente in arte, come il nepente che l’umidità dell’atmosfera assorbe per farne una limpida riserva sua. Eppure questa donna sensibilissima è incapace di amare gli altri; perfino l’amore alla madre, immenso, non è che egoismo, non amando essa in lei che le radici di sè stessa. Anna Vivanti direbbe: «Così sono i divoratori».

Ah! sì: così sono. Ma se incastonata nella vita, mutevole come una continua combinazione chimica, l’arte va intesa come una serie di fenomeni psicologici — trasmissioni di valori oscuramente vissuti in valori d’arte — benedetti quelli autori

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