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Q U A R T O. 29

Al suo gentil giudicio i miei costumi
Per suprema ventura
Giunti non fosser vili
Sì che l’alto suo cor fosse piagato
A non havermi a scherno,
A l’hora io proponea farle palese
Tutti gli inganni; et anco i miei desiri;
E s’ella non sdegnava
Meco sposarsi per tal via sottrarmi
A gl’immensi martiri;
Tali fur miei pensieri;
Furo malvagi, e quinci
Stati sono infelici.
Io ben v’affermo; e testimonio chiamo
E Cielo, e Terra, e quel che gli governa
Signore onnipotente;
Mai dal petto di Clori,
Mai da quel duro core
Compresi uscir parole,
Ch’odorasser d’Amore;
Sempre dardi, e faretre,
Sempre giochi silvestri, sempre accesa
La vidi a dar battaglia,
E portar spoglie d’animali alpestri;
Tanto ho da dirvi, omai
Forniscansi mie pene;
Questa vita odiata
Da lei, per cui vivea,
Esser non mi po grata;
Duri per queste selve alta memoria
De la mia disventura; e se giamai
Un miserabil caso ha da narrarsi,
Dite de miei tormenti,


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