Pagina:Alcune operette di Bartolommeo Gamba bassanese.djvu/24

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16 narrazione


rimembranza com’è stato Castellano notaio e dottor di grammatica in Bassano verso il 1300. Costui cantò in versi eroici latini (oltre ad altre prove del suo ingegno poetico che si sono smarrite) la pace seguita in Venezia tra il pontefice Alessandro III e l’imperator Federico I, indirizzando l’opera sua a Francesco Dandolo, doge di Venezia, l'anno 1327 1 coevo di Dante e di Petrarca, e non è picciola gloria il ravvolgere in mente e comporre un applaudito poema, alquanti anni prima che fosse cinto il crine di alloro a messer Francesco, non come al cantor divino di Laura, ma come all’autore del poema dell’Africa, che qual fenice si risguardava.

Di altri nostri grammatici non è rimasto che il nome, e trovansi ricordati nella Storia Letteraria del ch. Tiraboschi un maestro Paganino e un maestro Simeone, che tenevano esercitata in Bassano la gioventù. Vi furono


  1. Venetiae Pacis inter Ecclesiam et Imperium Castellani Bassanensis. Una copia di questo poema esiste ora nella Robertiana. Il cel. Marin Sanuda Jun. l'avea trascritto di sua propria mano, facendone grande stima. Veggasi il suo Art. esteso dal ch. ab. Mauro Boni nel Diz. Uom. ill. Bassano.