Pagina:Alcuni discorsi sulla botanica.djvu/157

Da Wikisource.

57

che la storia ci ricordi del limone. Molte pur sono le notizie, che ne porge intorno la durata, le malattie degli alberi, le qualità differenti dei loro legni, il modo di valersi di questi e di lavorarli, nè scarseggia certo nei particolari circa alla propagazione delle piante, vuoi per opera di natura, vuoi per arte. Nel sesto libro discorre degli arbusti massimamente di quelli coltivati per ornamento, e dice cose mirabili di quel Silfio della Libia tanto celebrato presso gli antichi, dal quale si cava un sugo, che di poco si differenzia dall'assa fetida. Distingue le piante coronarie, che hanno fiori odorosi, da quelle che gli hanno inodori, nonchè da quelle, cui raccomanda principalmente l’uso, che suol farsi delle foglie loro. Ragiona a lungo della rosa, e dell’olio che se ne ottiene. Nel libro ottavo e nel nono tratta degli erbaggi coltivati, e delle piante selvatiche, che a questi si assomigliano, come pure di altre piante campagnole senza punto badare all’uso, che altri può farne. A proposito di una cotal pianta, che egli nomina Antemone, precorrendo ad una delle più importanti scoperte morfologiche di questi ultimi tempi fa notare, come essa spieghi i suoi fiori non già dal basso all’alto a modo delle altre piante, sì bene a rovescio, cioè dall’alto al basso. Di cotesta importante distinzione, che fa Teofrasto tra le infiorescenze centripede e le centrifughe, nessun botanico fino a Link, e a Roberto Brown mostrò di fare quel conto, che si doveva. L’ot-