Francia, uomo studiosissimo, e di elevatissimo intelletto: In sua compagnia viene da me un’altro gentiluomo del medesimo Sig. Ambasciadore, d’ingegno più che ordinario, a’ quali ho di già letto il quinto libro d’Euclide, e mostrano di restar sodisfatti della mia maniera di trattare; Quasi ogni giorno poi gl’Ill.mi e Rev.mi Signori Cesarini, e Cittadini mi onorano della lor Carrozza, nella quale si spende il tempo per la maggior parte in discorsi nobili, e virtuosi, e questa state con mio infinito gusto ho intesi moltissimi pensieri di Monsignor Cesarini sopra la Sacra Scrittura, nella quale (come ella sà) questo generoso Prelato ha fatto acutissimi studi, ed in particolare sopra la Sacra Canzone di Salomone; e le prometto, che sono restato stupefatto quasi sempre, che l’ho sentito discorrere, avendo egli sempre superato in fatti qualsivoglia gran concetto, che io avessi per prima fatto di lui. Per aggiunta poi del trattenimento, alle volte i suddetti Signori si compiacevano di farmi ragionare sopra qualche materia più prossima alle nostre cognizioni, cioè sopra qualche materia naturale, e per dargliene qualche segno, le mando un disteso di certo ragionamento, ch’io feci a’ giorni passati intorno alla vista; il quale ho posto in carta, necessitato dal comandamento di Monsig. Cittadini, Prelato di quella gentilezza di spirito, ch’ella sa benissimo. So ch’al sublime intelletto di V. S. Ill.ma non giugnerà come cosa nuova, ne per nuova gliele mando; ma solamente perchè conosca, che non perdo