Pagina:Alcuni scritti del dottor Carlo Cattaneo vol. I, Milano 1846.djvu/40

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E ALFIERI 23

dall'essere l'uno dei lavori destinato più specialmente alla rècita, e l'altro piuttosto alla lettura. Ma l'ampio corteggio del Don Carlo per sè non offre molt'esca a quella profonda commozione, nella quale l'animo dello spettatore agogna a rinserrarsi. Nè quel codazzo d'èsseri più o meno indifferenti lascia d'arrecare una qualche distrazione; e la fatica di riconoscerli e raffigurarli ad ogni ritorno sulla scena, non va senza qualche molestia; e se pur nulla toglie, certo poco aggiunge all'intimo effetto. Si dirà che quella numerosa mascherata di cortigiani è una più fedele imitazione del vero, perchè i prìncipi sono condannati ad operar sempre tra una folla di cerimoniosi osservatori; ma il vero che noi cerchiamo nella tragedia, è il foco delle passioni, non il gelo dell'etichetta. E il numero dei personaggi parlandi rende sempre più difficile la rappresentazione, màssime nelle minori città; poichè i valenti attori non sono molti, e la misura dei fiacchi guasta l'òpera commune. E tra le cose che quei tanti personaggi dicono e fanno, le più importanti all'effetto potrebbero farsi dire e farsi fare da minor brigata; e officio dell'arte è appunto di sgombrare e agevolare il campo all'inspirazione. Forse basterebbe contornare l'austera solitudine alfieriana con un corteggio collettivo e semimuto, che senza la pretesa di molte e disùtili individuità, rammentasse in certo modo il coro della tragedia greca. E forse è meglio conchiudere dicendo, che codesta infine è piuttosto questione di cornici che di pittura.

E infatti sommamente minore si fa la differenza delle due tragedia, se raccogliamo il paragone sui personaggi capitali, o per meglio dire sui personaggi appassionati e interessanti. Ambo gli scrittori abbracciarono la poetica supposizione dell'affetto di Carlo e d'Isabella; ambidùe lo abbellirono di riserbo e d'innocenza; ambidùe pòsero poco inanzi alla morte la prima dichiarazione; in ambedùe la regina assume in faccia all'amante e allo sposo i diritti di un'altera virtù, che sente il sacrificio, ma lo consuma generosamente. Ambidùe donarono a Don Carlo quell'altezza di volere e d'intelletto, che gli venne negata dagli istòrici; e prefersero alla semplice verità l'interesse degli spettatori, il quale non poteva correr dietro a un giovinastro