Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/344

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304 i sette soldati.

A la bugía di mille sacerdoti,
Trafficatori di paure arcane
De la tomba e di Dio; sotterra un foco
Intimo scosse il loco; e da la china
Giù de’ monti piombâr quelle infinite
Enormi pietre che ti vedi innanti
Bianche, diritte, come
Tumoli di giganti.
Con piè veloce per sospetto vola,
Se passa tuttavia, la mandrïana
Che, tratto tratto, a salti,
Ode fischiando ruinar la frana
Dei lividi basalti;
Ode e asseconda con tremante voce
Il segno de la croce.
Ogni eminenza dopo la procella
Versa per cento conche I
In curve e fuggitive
Cascatelle il soverchio de la piova:
Suonano le spelonche
A la cadenza di frequenti stille:
Brilla l’immenso verde,
E tutta di vaganti iridi piena
È la silvestre scena.

II.

     Pur quando all’aure pronube d’aprile
Di requie impazienti
Fremono i germi in grembo a la Natura
Che in pompa si riveste
Per le nozze imminenti;