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450 arnalda di roca

Odi! — una pésta entra le porte — e inoltra
Per la crescente oscuritade. —

                                                         “Arnalda,
Ove se’, Arnalda?” — “Sei tu Nello? Oh! grazie,
Madre d’Iddio! sei vivo!”

                                                “Arnalda, dove
È tuo padre? Oh, celiamlo omai; per tutto
Si dilata lo scempio, e se speranza
Ancor ci resta, è di morir uniti!”
“Chi sei,” disse il vegliardo, “e perchè suona
Disperata così la tua parola?”
Ma rïapparsa ne la debol mente
La ricordanza de la nota voce:
“Sir di Säido, or ti ravviso.... Dimmi,
Tutto dunque è perduto?”

                                              “Ad uno ad uno,
Signore, i forti caddero sui muri:
Caddero per le vie; dentro le piazze,
Dentro a le corti caddero pugnando:
Or non è pugna, è strage. L’abborrito
Carnefice di Stàmbol à fissato
Lo sterminio di Cipro. — Ormai l’antico
Onore è spento de le nostre case;
Spenta è la tua città. Di tanto e lungo
E infelice valore altro non resta,
Che qualche prode agonizzante, e questi
Laceri avanzi de la tua bandiera:
Carca di gloria, tu me l’ài ceduta;
Carica di sventura, io la riporto.”

     “Porgila ch’io la baci, e qui sul petto
Ferito me la posa. — Oh! questo solo