Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/115

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Tutto avea per lei un incanto inesprimibile; le lagrime della notte che tremolavano come brillanti sulle foglie dei palmizi; la farfalla che colle ale ancora intorpidite aspettava il tepore del sole per avvivarsi; la viuvinha1 che ascosa tra le frondi avvertiva il suo compagno, che il giorno si avanzava raggiando; tutto faceale mettere un grido di meraviglia e di piacere.

Nell’atto che la fanciulla trastullavasi in tal modo per la campagna, Pery, che la seguiva da lontano, parve di repente assalito da un pensiero che gli fè correre un brivido per l’ossa: gli sovvenne della tigre.

D’un salto s’internò in una gran macchia d’alberi, che elevavansi ad alcuni passi; si udì un ruggito soffocato, un gran fracasso di frondi che si sfracellavano, e l’Indiano ricomparve.

Cecilia erasi voltata un po’ tremante:

— Che è ciò, Pery?

— Nulla, signora.

— È così che promettesti star quieto?

— Cecy non andrà più in collera.

— Che vuoi tu dire?

— Pery lo sa! rispose l’Indiano sorridendo.

Questa semplice frase esprimeva nella sua concisione una delicatezza di sentimento ammirabile.

La sera innanzi avea provocato una lotta spaventosa per domare e vincere un animal feroce,

Vol. I. 7
  1. Quest’uccelletto nero canta sul far del giorno; dicono sia il primo a salutare il nascere del sole.