Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/116

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e presentarlo sommesso e inoffensivo ai piè della fanciulla, giudicando che ciò le cagionerebbe un piacere.

Adesso turbandosi per l’affanno che potea essere recato alla sua signora, distruggeva in un istante quell’azione eroica, senza proferire una parola che la rivelasse.

Bastava che egli sapesse ciò che avea fatto, e che tutti dovevano ignorare; bastava che la sua anima sentisse l’orgoglio di quel nobile coraggio, che si spandeva nel sorriso de’ suoi labbri.

Le fanciulle, che eran ben lungi dal sapere fino a che punto fosse giunta la pazzia di Pery, e che non giudicavano possibile che un uomo potesse fare quello che realmente avea fatto, non compresero nè la frase, nè il sorriso.

Cecilia era giunta a un capanno di gelsomini in riva all’acqua, che le serviva di stanza da bagno: era uno dei lavori eseguiti dall’Indiano con quella cura ed amore, che poneva in soddisfare ai voleri della fanciulla.

Pery già si era recato in riva al fiume, e se ne stava da lungi; Isabella si assise sull’erba.

Allora allargando i ramoscelli dei gelsomini che occultavano affatto l’ingresso, Cecilia penetrò in quel piccolo padiglione di verzura, ed esaminò se le foglie erano tutt’all’intorno ben continue; se non ci avea alcuna apertura, ove penetrasse l’occhio del giorno.

L’innocente fanciulla arrossiva persino del raggio di luce, che potesse spiare i tesori di beltà nascosti sotto i candidissimi lini.