Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/117

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Fu soltanto dopo questo esame scrupoloso, e ancora arrossendo di se stessa, che cominciò ad acconciarsi per il bagno.

Ma nell’atto che si spogliò il guarnelletto e mise a nudo la sua candida spalla e il collo puro e dilicato, poco mancò che non cadesse svenuta di confusione e di affanno.

Un uccelletto, ascoso tra le foglie, garrulo e maliziosetto, gridò distintamente:

Bem te vi1!

Cecilia rise della tresca e dell’affanno, e terminò di indossare l’abito da bagno che le copriva tutta la persona, lasciando appena a nudo le braccia e il piede dilicato.

Entrò nell’acqua come un uccellino; Isabella che l’accompagnava per compiacenza, restò seduta sulla sponda del fiume.

Quanto era vaga Cecilia nuotando sulle pure linfe della corrente, co’ suoi biondi capelli disciolti, e le braccia candide che curvavansi graziosamente per imprimere al corpo un dolce movimento.

Pareva uno di quei bianchi cigni o collereire2 color di rosa, che solcano dolcemente

  1. Bem te vi, cioè: ti ho veduto. Il canto di quest’uccelletto è una delle singolarità del Brasile, di cui molto si maravigliarono al loro arrivo i Portoghesi; vari cronisti ne parlarono. E in fatti l’imitazione delle parole è perfettissima.
  2. È uno dei più vaghi uccelli acquatici del Brasile; le sue penne sono di un bello color di rosa.