Pagina:Alencar - Il guarany, I-II, 1864.djvu/36

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— Di certo, signor Loredano; nulla è più naturale a chi viaggia, che il desiderio di arrivare alla fine del suo cammino.

— Non penso il contrario; ma confesserete che nulla è tanto naturale a chi viaggia, quanto il risparmiare le sue bestie.

— Che volete dir con ciò, signor Loredano? domandò Alvaro con un certo moto d’impazienza.

— Voglio dire, signor cavaliere, rispose l’altro in tuono di derisione, e misurando cogli occhi l’altezza del sole, che arriveremo oggi poco prima delle sei.

Alvaro arrossì.

— Non veggo ragione che ciò abbia ad infastidirvi; a qualche ora ben dobbiamo arrivare; ed è meglio che sia di giorno che di notte.

— Per l’appunto, come è meglio che sia di sabbato, che in ogni altro dì? replicò Loredano sullo stesso tuono.

Un nuovo rossore tinse la faccia d’Alvaro, che non potè dissimulare il suo imbarazzo: ma riavendosi tosto, scoppiò in una risata, e rispose:

— In verità, signor Loredano, mi parlate così a fior di labbra e a parole mozze, che in fede di cavaliere non v’intendo.

— Così ha da essere. Dice la Scrittura che non vi ha peggior sordo di quello che non vuole udire.

— Oh! stiamo sulle sentenze! Metterei il prezzo che le apprendeste or ora in San Sebastiano: fu qualche vecchia bacchettona, o qualche lau-